Passa ai contenuti principali

La riforma Renzi? Ci fa più schiavi di Roma e di Bruxelles.

Massimiliano Romeo a fine dibattito con i militanti leghisti 

"La riforma Renzi? Fanno bene i media a chiamarla schiforma". Non ha peli sulla lingua il leghista Massimiliano Romeo, capogruppo del Carroccio nel consiglio regionale della Lombardia. Domenica pomeriggio è stato a Desio, invitato come rappresentante per il NO al faccia a faccia sul referendum organizzato dalla fazione del Partito Democratico di Desio che sostiene il SI, rappresentata dall'onorevole Roberto Rampi di Vimercate. Al tavolo dei relatori era seduto anche il prof. Federico Furlan, tra i pochi costituzionalisti firmatari del manifesto a sostegno del SI. Relatore dell'incontro è stato Alessio Alberti, consigliere comunale del PD anche lui, senza farlo apposta, a sostegno del SI.

Dopo un'introduzione tecnica del costituzionalista schierato per il SI e che ha messo in evidenza alcuni aspetti della riforma, è stato il turno di Romeo. Che ha ribattuto una ad una le tesi del fronte del SI. “Il Governo questa volta l'ha pensata proprio bene”, ha spiegato ai presenti; “svuota le autonomie locali e vincola definitivamente il Governo alle decisioni dell'Unione Europea. Per noi che siamo autonomisti e federalisti, questo è inconcepibile”. In che senso? “Il testo prevede un riaccentramento dei poteri e delle competenze a Roma, e tutto questo a scapito dei cittadini e i sindaci diventeranno gli esattori dello Stato sul territorio. Non che ci si potesse aspettare qualcosa di diverso, da chi governa senza essere stato eletto e che ogni giorno si dimostra sordo alla volontà popolare. Ma c'è un limite a tutto”.
E poi”, ha proseguito, il consigliere regionale, “c'è un elemento che ci viene taciuto, una fregatura nascosta nel testo: il vincolo all'Unione Europea. Se noi, sulla falsariga della Gran Bretagna, decidessimo di optare per un leave, non potremmo più farlo. Questa è la verità che Renzi si guarda bene dal dirci. Nel testo di riforma c'è questa furbata che ci lega a doppio filo ai burocrati di Bruxelles. Se dovesse vincere il Sì e volessimo uscire dalla Ue, con questa riforma non ci basterebbe più disconoscere un trattato, dovremmo cambiare nuovamente la Costituzione. Ed è Renzi il primo a dire che per i prossimi trent'anni sarà impossibile”.

E c'è un altro aspetto che non va sottovalutato, quello dei costi. "La Corte dei conti ha stimato una riduzione di soli 50 milioni di euro, che è la cifra spesa in un solo giorno per l'accoglienza dei profughi. Sono cifre ridicole". Tesi che poi, dopo qualche minuto, è stata confermata anche dal prof. Furlan, che ha confermato gran parte delle tesi di Romeo a sostegno del NO. Ha affermato, infatti, che i risparmi di questa riforma sono solo "simbolici". Sì, avete letto bene: simbolici, ha usato proprio questo termine. Ovvero, irrisori, inutili. Ma è andato oltre. Non ha voluto spiegare il nuovo sistema di elezione per il Senato - "che non sarà abolito ma resterà con tante competenze importanti" - perchè "le modalità non sono ancora chiare e risultano troppo complesse". Se risultano non chiare e complesse ad un costituzionalista, c'è da crederci davvero che siano un po' troppo ingarbugliate, alla faccia della semplificazione. Non si sa nemmeno quanti senatori spetteranno ad ogni regione, "In Lombardia saranno 10 o 14, non si sa ancora" così come non si sa se una volta eletti, i senatori si divideranno in gruppi organizzati sulla propria appartenenza politica o territoriale.

Di certo, sul Senato, si sa una cosa. Se passassero i SI, non verrà più eletto a suffragio universale come fatto fino ad oggi, ma il diritto di voto lo avranno solamente i consiglieri regionali. Che insieme ai sindaci, saranno anche i soli a potersi candidare. Dunque, i futuri senatori, se vincesse il SI, saranno sindaci o consiglieri regionali che dal martedì al giovedì, anzichè pensare al proprio comune o alla propria regione, dovranno stare a Roma. Un sedere, due poltrone... e probabilmente un brutto modo di stare seduti, con tutti gli agi del caso: vitto, alloggio, viaggio, saranno tutto a loro carico? Un sindaco, come ad esempio quello di Desio, non ha uno stipendio che possa permettere di affrontare settimanalmente una trasferta romana. Quindi, tutte le spese saranno rimborsate o dal comune o dal senato. Stesso discorso vale per la regione, anche se i consiglieri hanno una retribuzione più alta. Anche la fesseria del taglio ai costi della politica, è una fesseria. Anche perchè poi, tutto il personale dipendente - segretari, commessi, uscieri, ecc. - rimangono. E sono quelli che costano di più.

A provare di tirare un po' di acqua al mulino del SI ci ha provato l'onorevole Rampi, ma non ha convinto il pubblico. Una sessantina i presenti in sala, con il fronte del NO che è riuscito a guadagnare consensi e qualche voto.

Post popolari in questo blog

«Così ho visto arrivare in Brianza la ’ndrangheta». I ricordi del generale Boscarato

«IN QUEL TEMPO Monza e la Brianza erano afflitti dal fenomeno dei sequestri di persona. La ’ndrangheta stava mettendo le sue radici dopo che negli anni ’70 l’istituto del soggiorno obbligato aveva portato in questo territorio decine di malavitosi provenienti dalla Calabria. In un ambiente ricco come questo fecero salire al Nord i loro compari e si organizzarono». A raccontarlo un testimone d’eccezione: si chiama Sergio Boscarato, ha 76 anni e oggi è generale in congedo dei carabinieri. Fra il 1982 e il 1986, con il grado di tenente colonnello, fu comandante del Gruppo di Monza dei carabinieri.

Seregno, pisinca gratuita ad agosto per gli under 14. Perchè a Desio no?

Mezzago, l'ombra della malavita dalla Calabria sulla Stalingrado brianzola

Nemmeno Mezzago è immune alle infiltrazioni della criminalità organizzata. In quella che per percentuali elettorali si potrebbe definire la "Stalingrado della Brianza, si denota il fallimento della sinistra paladina della lotta all'illegalità.