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Il sindaco, quello che sa e che ha paura di dire e la supercazzola di Parigi.

Il sindaco alla manifestazione in solidarietà agli attentati di Parigi organizzata
dalla comunità pakistana di Desio


"Oggi è il giorno del dolore e della vicinanza al popolo di Parigi e di tutta la Francia. Oggi è il giorno in cui l’odio che il terrorismo vuole portarci a provare per altri uomini non deve trovare spazio nei nostri cuori. Oggi e domani sono i giorni della responsabilità e dell’unità di tutti gli uomini di buona volontà, che avendo la consapevolezza di trovarsi sotto attacco, perseguono con ostinazione una strada di pace e fratellanza tra tutti i popoli".
Questo è il messaggio di cordoglio che il sindaco di Desio ha voluto esprimere dopo gli attentati di Parigi. Belle parole, non c'è dubbio. Belle parole, nella forma ma dal contenuto privo di ogni valore ed efficacia. Tanta retorica, tediosa, condensata in così poche righe. Poche righe, che racchiudono la tanta voglia di tenere chiusi gli occhi. 
Nel suo messaggio il sindaco parla di terrorismo, dimenticandosi di aggiungere un aggettivo fondamentale: islamico. Nel suo messaggio, il primo cittadino di Desio, non ha mai fatto riferimento al fatto che gli attacchi terroristi fossero di matrice islamica. Non che ce ne fosse bisogno forse, è cosa data per scontata. Certo, ma allora nemmeno il messaggio di cordoglio poteva essere necessario e dato per scontato. Quanta ipocrisia dietro questo messaggio? Molta.
Davanti ad una minaccia simile, come il terrorismo islamico, il sindaco di Desio non lo chiama nemmeno per nome. Per combattere il nemico, e vincerlo, serve però chiarezza. Serve sapere da dove proviene e come si chiama. Il suo nome è terrorismo islamico.
Così scriveva Oriana Fallaci: “Gli intellettuali, i giornali e le TV, insomma i tiranni del politically correct, hanno messo in atto la Congiura del Silenzio. Hanno fatto di quel tema un tabù”. 
L’abbreviativo Isis sta per Islamic State Iraq Siria. La loro bandiera riporta le frasi "Non c'è divinità se non Allàh", “Muhammad è il suo Messaggero”. Il messaggio è molto chiaro e lascia poco spazio a fantasiose ricostruzioni.

Il nemico è il terrorismo islamico. Certo, questo non va confuso con ogni musulmano, degno di rispetto come ogni persona di questo mondo. Ma chi non ha il coraggio di chiamare il male col suo vero nome e volge lo sguardo dall’altra parte, compie un atto di codardia e sottomissione. Un errore grave, che potrebbe anche diventare fatale. La minaccia arriva da lì.

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