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4 novembre: La storia non ha insegnato nulla a un’Italia che decide ancora senza il consenso del popolo



Tricolore a mezz’asta nel centenario della Grande Guerra? Giusto, secondo Gilberto Oneto, storico e esperto di cultura identitaria: “A parte il lutto per tutti i morti di quel conflitto, non dobbiamo dimenticare che ai sud tirolesi di diventare italiani proprio non interessava”.
La celebrazione dei cento anni della Grande Guerra rischia di diventare una sbrodolata di retorica e di memorialistica patriottica che - come già successo per la ricorrenza dell'Unità d'Italia - finisce per nascondere ogni rievocazione serena di quello che è stato il più grande e doloroso dramma che abbia colpito la penisola italiana nell'ultimo millennio.
Il Guerrone. La nefandezza del 1915-18” è il titolo dell'ultimo libro di Oneto edito dalla casa editrice “Il Cerchio”. "Ho solo usato l’espressione di Papa Pio X che nel 1911 durante il conflitto con la Libia utilizzò per indicare ciò che stava per iniziare", ha spiegato l'autore a chi gli ha chiesto il perchè di questo titolo.
Oneto spiega anche i motivi del guerrone: "La scelta di entrare in guerra ha portato la morte di un’intera generazione di ragazzi “a causa” dell’Italia ovvero a causa delle insane aspirazioni imperialistiche d’Italia, nascoste dal mito delle terre “irredente”, di Trento e Trieste, del confine orientale. Gli interessi di una casta economica e finanziaria, di una monarchia dai grandi appetiti e le “spinte” straniere sono state pagate un prezzo altissimo fatto di ragazzi mandati al macello, tribunali, condanne a morte e fucilazioni sommarie, profughi e prigionieri, oltre che un enorme danno economico e di immagine: l’Italia aveva tradito gli alleati senza peraltro riuscire a portare a casa un beneficio concreto".
Il libro si chiude con la frase di Gabriele D’Annunzio: ”Sono sicuro che l’Italia vincerà, ma se anche non vincesse, avrà vinto; la guerra era necessaria perché la nazione non morisse”.
La prima guerra mondiale è servita per salvare l’unità dello Stato. Ma a che prezzo? Un numero drammatico di morti, feriti e lo sterminio di un’intera generazione. L’Italia ha esasperato le proprie tensioni sociali interne, attentando al libero mercato e condannandosi a un’economia fortemente condizionata allo Stato, preparando la strada al fascismo e a un’altra guerra. Mi rendo conto che la mia è un’analisi politicamente scorretta tuttavia la storia va raccontata e studiata recuperando tutti gli avvenimenti accaduti, analizzandone le date e i dati. La storia d’Italia gronda di plebisciti raggiunti con maggioranze bulgare e con furbizie di infimo livello. Quello che sta accadendo in questi ultimi anni è in perfetta coerenza con questo patriottico cialtronismo. In realtà il “guerrone” non è mai finito. Oggi, altro che ricorrenza. Bandiere a mezz'asta.

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