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Referendum Catalunya, negarlo vuol dire rinnegare i principi della democrazia

Il voto popolare rappresenta la più alta manifestazione democratica. Negarlo o osteggiarlo vuol dire rinnegare e calpestare i principi sui quali si reggono le nostre democrazie. Bell’esempio che diamo!”.
Bandiere catalane durante una manifestazione


A poche settimane dell’annunciato e contrastato referendum sull’indipendenza della Catalogna, che il governo autonomo di Barcellona vuole tenere il prossimo 9 novembre, anche il Consiglio regionale della Lombardia è chiamato ad esprimersi sulla questione.

Il Vicepresidente dell’Assemblea regionale Fabrizio Cecchetti (Lega Nord) ha infatti depositato una mozione urgente sul referendum indipendentista della regione catalana che potrebbe andare al voto nella seduta d’Aula in programma per domani.
“Nei prossimi giorni – dice Cecchetti si decideranno le sorti della consultazione popolare ma credo che il nostro parlamento regionale debba sottolineare che al di là delle posizioni la questione più importante che oggi va difesa e salvaguardata è il diritto che hanno i popoli a scegliersi il proprio destino. Saranno i catalani a decidere se vogliono uno Stato o restare ancorati a Madrid, magari con una maggiore autonomia rispetto a quella di oggi. Ma negare il diritto al voto del popolo a priori – aggiunge Cecchetti - è uno schiaffo alla democrazia e alla memoria di tutte le donne e gli uomini che sono morti per liberarci dall’oppressione fascista e nazista e darci la facoltà di votare ed esprimerci in libertà”.

Il documento urgente presentato in Consiglio impegna il Presidente della Regione “a sostenere in ogni sede istituzionale anche europea, adottando ogni utile e opportuna azione, il percorso referendario consultivo intrapreso dal Governo Catalano affinché si realizzi la più alta forma di democrazia e di espressione della sovranità popolare che è il diritto di decidere e scegliere il proprio destino”.
Si impari da una nazione democratica come la Gran Bretagna – conclude Cecchetti - che non ha avuto paura di mandare al voto gli scozzesi per chiedere loro se erano d’accordo sulla nascita di uno Stato scozzese”.

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