Passa ai contenuti principali

C'era una volta un sindaco del PD contro-corrente

Come anticipato la Lega Nord di Desio non ha nessuna intenzione di issare bandiera bianca sulla questione del forno inceneritore di Desio, come invece ha fatto il Sindaco. Il Partito Democratico desiano, presentando il proprio ordine del giorno “farsa”, scopiazzato da quello del Carroccio che chiedeva l’individuazione di strade alternative al revamping per arrivare ad una graduale riconversione, ha voluto ricostruire dettagliatamente la posizione del loro Sindaco rispetto ai tentativi di attuare quello che è un vero e proprio ampliamento del forno: sarà anche vero che Roberto Corti si è sempre opposto ai piani industriali presentati da BEA in questi tre anni, ma ha raccolto miseri risultati dato che il PD Provinciale di Gigi Ponti è sempre stato favorevole all’ampliamento del forno.

Roberto Corti (PD), sindaco di Desio

Quello che però il PD desiano ha dimenticato di dire nel proprio ordine del giorno è in quale modo si è concluso il famoso ricorso al TAR presentato dal Comune di Desio contro la delibera dell’Assemblea dei Soci del 26 ottobre 2012, con la quale si approvava il primo piano industriale ed il primo revamping proposto.

Per presentare il ricorso il Comune di Desio ha incaricato una squadra di espertissimi legali, consulenti, ecc. In più tutti conosciamo la meticolosità e la preparazione dell’ing. Corti.

Ma come si è concluso il ricorso?

Il Giudice ha decretato che lo stesso fosse “inammissibile per difetto di giurisdizione” poiché “si è al cospetto di atti societari che non hanno alcuna diretta refluenza sull’organizzazione e gestione del servizio pubblico; da ciò deriva l’assoggettamento della controversia in oggetto alla giurisdizione del giudice ordinario”.
In parole povere il Giudice ha precisato che il Tribunale Amministrativo, cui il Comune di Desio ha inoltrato ricorso, non era competente in materia poiché competente in materia è il Tribunale Civile: alla faccia del Sindaco e del suo team di esperti!

Post popolari in questo blog

«Così ho visto arrivare in Brianza la ’ndrangheta». I ricordi del generale Boscarato

«IN QUEL TEMPO Monza e la Brianza erano afflitti dal fenomeno dei sequestri di persona. La ’ndrangheta stava mettendo le sue radici dopo che negli anni ’70 l’istituto del soggiorno obbligato aveva portato in questo territorio decine di malavitosi provenienti dalla Calabria. In un ambiente ricco come questo fecero salire al Nord i loro compari e si organizzarono». A raccontarlo un testimone d’eccezione: si chiama Sergio Boscarato, ha 76 anni e oggi è generale in congedo dei carabinieri. Fra il 1982 e il 1986, con il grado di tenente colonnello, fu comandante del Gruppo di Monza dei carabinieri.

Seregno, pisinca gratuita ad agosto per gli under 14. Perchè a Desio no?

Mezzago, l'ombra della malavita dalla Calabria sulla Stalingrado brianzola

Nemmeno Mezzago è immune alle infiltrazioni della criminalità organizzata. In quella che per percentuali elettorali si potrebbe definire la "Stalingrado della Brianza, si denota il fallimento della sinistra paladina della lotta all'illegalità.