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Lombardi, vi ammazzo. Ambrosoli, la sparata del pistola

Il 25 febbraio verrò impiccato in piazzale Loreto. Lo ha promesso ieri a Milano il candidato governatore del Pd, Umberto Ambrosoli. Un po' mi dispiace perché, in questi anni, credo proprio di non aver fatto nulla di male. Anzi, credo di aver sventolato con orgoglio la bandiera dell'essere lombardo, nonché antifascista e anticomunista.


Ma il 25 febbraio sarà un nuovo 25 aprile - promette il Pd - e a Milano, se uno non è a digiuno di storia (l'avvocato è parecchio ignorante in politica e amministrazione, ma si spera che la storia l'abbia almeno studiata), quella data porta anche l'immagine delle condanne a morte in piazzale Loreto. Dall'altra parte mi consola sapere che non sarò solo, ma in buona compagnia: ovvero di quei milioni di lombardi che, in questi anni, non hanno certo occupato la Regione come nazifascisti, ma si sono dati da fare per renderla migliore, più ricca, più solidale. Mentre Ambrosoli ingrassava a colpi di parcelle in un ambiente dove le nostalgie fasciste non erano certo un tabù (il 4 dicembre 2012 sul Corriere della sera, il monarchico Vincenzo Forte diceva di Ambrosoli: "«Persona assolutamente perbene, borghese e benestante, cattolico e moderato, di antica tradizione familiare patriottica e monarchica nonché premiato da Casa Savoia con il titolo di "Cavaliere dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro"». ), era semmai Roberto Maroni a stare in mezzo alla gente, tra il popolo, sul territorio, a sviluppare Welfare e combattere la mafia. Già, Maroni. Uno di quei lombardi che hanno fatto della nostra Regione la prima per laboriosità, la prima per volontariato (solo in provincia di Milano sono coinvolti almento 82.000 cittadini), la prima persona per integrazione (in Lombardia ospitiamo e integriamo il 25% degli stranieri presenti il Italia). Invocare la Liberazione e i processi sommari è un attestato di fascismo rosso e di ignoranza reale che condanna definitivamente Ambrosoli alla sconfitta, perché è la dimostrazione che l'avvocato non solo non ha mai vissuto la Lombardia, ma si permette pure di odiarla. E questo va oltre le gaffes di Albertini sulle persone con disabilità considerate "malate" o della democratica Finocchiaro che ha sputato in faccia alle bidelle, ree di non essere chic come i parlamentari. Questa è la "sinistra" (e mi perdoni la gente seria di sinistra) di Ambrosoli. La sinistra che aveva sul palco Pierluigi Bersani: lo scandalo MPS e il sistema Sesto del suo caposegreteria Filippo Penati sono "incidenti" di percorso che i lombardi non dimenticano. Chiudo. Ambrosoli: vergognati e abbi almeno la dignità di chiedere scusa ai lombardi.

scritto da Massimiliano Capitanio

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