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Regione, il PdL malato di 'ndrangheta scopre la ricetta per guarire: la minaccia e il ricatto

''Cara Lega, l'abbiamo detto e ripetuto, ci sono mille modi per suicidarsi: se cade la Lombardia, simultaneamente cadono Piemonte e Veneto''. Minaccia, ricatto o tutte e due le cose? A pronunciare questa frase è Paolo Valentini, capogruppo del PdL in regione Lombardia.
Domenico Zambetti e Roberto Formigoni
 
 
Gli esponenti del Popolo della Libertà se la prendono con la Lega Nord che, stanca dei continui scandali, vuole staccare la spina alla giunta di Regione Lombardia. L'arresto di oggi, con l'assessore Domenico Zambetti finito in carcere per la compravendita di voti dalla 'ndrangheta, è davvero troppo. Se la prendano con loro stessi i signori del PdL. Si scandalizzi con sè stesso e con il suo partito il signor Valentini, capogruppo in regione di una pattuglia di consiglieri che ha avuto tra le sue fila i vari Guido Bombarda, Piergianni Prosperini, Franco Nicoli Cristiani e Massimo Ponzoni, tutti finiti dietro le sbarre.
 
Anzichè ricattare la Lega Nord e minacciare di far cadere anche i presidenti di Veneto e Piemonte, facciano il mea culpa. Chiedano scusa ai loro elettori e ai loro (ex) alleati e si facciano un bagno di umiltà. Se la situazione è questa, il PdL se ne assuma tutta la responsabilità, mettendo da parte isterismi o piagnistei tardivi: il progetto politico è fallito. Si è dimostrato a Desio, primo tassello del domino, si sta rivelando a livello regionale e nazionale.
 
La minaccia di far cadere anche Veneto e Piemonte, regioni in cui non ci sono le premesse politiche e giudiziarie per far saltare il banco, dimostra ancora il prevalere di una certa mentalità di cui il PdL è certamente permeato. E di cui difficilmente si libererà.
Il popolo lombardo, quello onesto e laborioso, non merita di essere governato da questi personaggi, che nella minaccia e nel ricatto dimostrano la loro essenza. Come ha detto Matteo Salvini, "La Lega non c'entra un cazzo con la 'ndrangheta". Lo abbiamo dimostrato sempre, lo dimostrino anche gli altri. Se ne sono capaci.
 
Roberto Formigoni ha ritirato le deleghe agli assessori leghisti. Ora il Carroccio non è più nell'esecutivo della Regione. A questo punto, l'epoca del "Celeste" alla guida della Lombardia è arrivata davvero prossima alla fine. Una fine ingloriosa, con la spina staccata dalla Lega Nord dopo l'emergere delle infiltrazioni mafiose. Che il PdL continua a non voler comprendere. Come prima a Desio, ora in Lombardia.
 
 
 
 
 

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