Passa ai contenuti principali

No Pedemontana, nel corteo la sinistra connivente e violenta

Tentata aggressione da parte dei centri sociali contro gli econazionalisti del movimento Dumà Nunch, durante il corteo contro la Pedemontana che ha avuto luogo ieri pomeriggio a Desio. Minuti di tensione con le Forze dell'Ordine. Forse per qualcuno esistono no pedemontana di serie A e di serie B. Se l'obiettivo è comune, perchè escludere qualcuno?

Come è nella sua storia e nella sua ragion d'essere, il movimento econazionale Domà Nunch ha preso parte anche a quest'ultima manifestazione contro l'autostrada Pedemontana. Alle 15 il corteo stava partendo dalla piazza centrale di Desio, insieme a tutti gli altri manifestanti, per raggiungere via Molinara, dove si realizzerà uno degli svincoli autostradali più grandi d'Europa.
Un momento del corteo


Unitasi al corteo, la rappresentanza di Domà Nunch si è accodata con le bandiere Ducali e del movimento, oltre a mostrare un vistoso striscione con la scritta "FOEURA LA MAFIA DA L'INSUBRIA". Il percorso dei militanti è stato dapprima bloccato da un'auto della CGIL, infilatasi di prepotenza tra i manifestanti, dalla quale sono scesi alcuni individui. Ad essi si sono aggregati alcune decine di elementi dei cosidetti "antagonisti" o centri sociali, che, con insulti e atteggiamenti violenti, hanno tentato di impedire il passaggio degli econazionalisti, con minacce e gesti scomposti.
Lo striscione che ha infastidito CGIL ed alcuni organizzatori


A quel punto, l'interposizione della Polizia e dei Carabinieri, nonchè la buona volontà dei militanti di Domà Nunch, ha impedito che l'evento sfociasse nell'aperta violenza. Nel frattempo altri militari si dispiegavano in tenuta anti-sommossa e si creava una situazione di stallo.
Alle 16, gli econazionalisti comunicavano categoricamente alle "forze dell'ordine" di non voler recedere dalla propria posizione e continuare la manifestazione, occupando la vicina Piazza Conciliazione e cominciando un PRESIDIO attivo. L'iniziativa ha attirato la solidarietà della popolazione di Desio, reduce dallo sdegno con cui aveva i vissuto i vergognosi momenti precedenti. La rappresentanza di Domà Nunch ha poi lasciato la piazza dopo alcune ore, mentre si avvicendavano gli interventi di giornalisti di varie testate.


Circa quanto avvenuto, ha così commentato il Rev. Lorenzo Banfi, Presidente del movimento econazionale: «Il continuo insinuarsi di queste frange violente dei centri sociali e degli "antagonisti" in tutte le manifestazioni a sfondo ecologista ci appare sospetto. Hanno continuamente apostrofato col termine "fascisti" i nostri militanti che esponevano uno striscione contro la mafia, per denunciare la volontà della malavita organizzata e della politica connivente nella distruzione della nostra Terra. Se tutto ciò dà loro così fastidio, questo è più di un indizio della connivenza con la mafia e la 'ndrangheta, purtroppo così forti in Brianza. D'altra parte, ci pare proprio che la violenza dei metodi sia quasi comparabile».


Non indietregga Matteo Colaone, Segretario Nazionale, da anni figura storica in prima linea nella lotta alla Pedemontana: «Tutti sanno che è almeno dal 2005 che personalmente e con i militanti di Domà Nunch denuncio la devastazione ambientale di questo progetto con manifestazioni, convegni e pubblicazioni.  Oggi a Desio abbiamo visto in azione degli individui senza radici e senza terra, peraltro mai visti prima in anni di lotte. Hanno tentato di intimorirci con la violenza e l'ignoranza. Hanno ingannato le tante persone civile e le famiglie che hanno voluto scendere in piazza a Desio. Purtroppo queste organizzazioni sono democratiche solo a parole, e tra di esse non mi sorprende più vedere anche la sigla di noto sindacato: sono dei burattini degli stessi poteri mondiali che dicono di combattere».
 
Il blog Desio in Padania solidarizza con il movimento Domà Nunch, definendo "inqualificabile" l'atteggiamento di chi non li ha voluti nel corteo. Ancora una volta chi si autodefinisce pacifista, non violento, tollerante e democratico ha dimostrato di essere il contrario.
 
 

Post popolari in questo blog

«Così ho visto arrivare in Brianza la ’ndrangheta». I ricordi del generale Boscarato

«IN QUEL TEMPO Monza e la Brianza erano afflitti dal fenomeno dei sequestri di persona. La ’ndrangheta stava mettendo le sue radici dopo che negli anni ’70 l’istituto del soggiorno obbligato aveva portato in questo territorio decine di malavitosi provenienti dalla Calabria. In un ambiente ricco come questo fecero salire al Nord i loro compari e si organizzarono». A raccontarlo un testimone d’eccezione: si chiama Sergio Boscarato, ha 76 anni e oggi è generale in congedo dei carabinieri. Fra il 1982 e il 1986, con il grado di tenente colonnello, fu comandante del Gruppo di Monza dei carabinieri.

Seregno, pisinca gratuita ad agosto per gli under 14. Perchè a Desio no?

Mezzago, l'ombra della malavita dalla Calabria sulla Stalingrado brianzola

Nemmeno Mezzago è immune alle infiltrazioni della criminalità organizzata. In quella che per percentuali elettorali si potrebbe definire la "Stalingrado della Brianza, si denota il fallimento della sinistra paladina della lotta all'illegalità.