Passa ai contenuti principali

Un NO consapevole e ragionato: Roberto Castelli ha spiegato le motivazioni a Desio


E' stata una sala Manzotti piena di cittadini quella che martedì scorso ha accolto a Desio l'ex ministro Roberto Castelli, intervenuto ad un incontro sul NO al referendum. La serata, organizzata dal comitato DESIANI CHE DICONO NO, è stato uno dei tanti appuntamenti di questa campagna referendaria, che insieme a diversi gazebo informativi e volantinaggi ha toccato diverse zone della città.
Tra le questioni trattate, quella delle autonomie locali. "Questa riforma - ha detto Castelli - è come la mela di biancaneve: bella fuori, ma avvelenata dentro. Ci viene dipinta come se fosse bella, raccontando del taglio dei parlamentari, del taglio dei costi e del riordino dei poteri: in realtà, queste sono operazioni velenose". Velenose perchè, è stato spiegato, con la riduzione dei parlamentari si obbligano sindaci e consiglieri regionali ad avere il doppio mandato, essendo solo loro gli unici candidabili al ruolo di senatore. In questo modo, immaginate il sindaco di Desio che oltre a ricoprire questa carica abbia anche quella di senatore: già sembra che non faccia bene il sindaco nonostante sia stato riconfermato, se poi dovesse anche fare il senatore stando a Roma almeno tre giorni la settimana, farebbe male entrambe le cose. E il comune da chi sarebbe gestito? Gli unici costi in meno per lo stato sarebbero quelli dei senatori in meno, stimati in circa 50 milioni annuali. Ma con la nuova legge elettorale che prevede il ballottaggio, se ne spenderebbero 300 di milioni. Quindi, a conti fatti, se da una parte si finge di risparmiare, dall'altra si aumenta di gran lunga un costo importante.
E ancora sul riordino dei poteri: oggi ogni regione gestisce la propria sanità, In Lombardia, nonostante ci sia tanto da migliorare, c'è una sanità tra le migliori in Europa. Farla gestire direttamente da Roma vorrebbe dire ucciderla ed abbassare gli standard qualitativi della nostra regione, perdendo un patrimonio costruito negli anni. E questo non si può permettere che avvenga.
Una riforma che toglie poteri alle regioni per darli allo centrale non può essere sostenuta, ecco perchè votare NO è un dovere.

La serata si è conclusa poi con le foto di rito e le strette di mano.

Post popolari in questo blog

«Così ho visto arrivare in Brianza la ’ndrangheta». I ricordi del generale Boscarato

«IN QUEL TEMPO Monza e la Brianza erano afflitti dal fenomeno dei sequestri di persona. La ’ndrangheta stava mettendo le sue radici dopo che negli anni ’70 l’istituto del soggiorno obbligato aveva portato in questo territorio decine di malavitosi provenienti dalla Calabria. In un ambiente ricco come questo fecero salire al Nord i loro compari e si organizzarono». A raccontarlo un testimone d’eccezione: si chiama Sergio Boscarato, ha 76 anni e oggi è generale in congedo dei carabinieri. Fra il 1982 e il 1986, con il grado di tenente colonnello, fu comandante del Gruppo di Monza dei carabinieri.

Seregno, pisinca gratuita ad agosto per gli under 14. Perchè a Desio no?

Mezzago, l'ombra della malavita dalla Calabria sulla Stalingrado brianzola

Nemmeno Mezzago è immune alle infiltrazioni della criminalità organizzata. In quella che per percentuali elettorali si potrebbe definire la "Stalingrado della Brianza, si denota il fallimento della sinistra paladina della lotta all'illegalità.