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Catalunya, la Diada dell'indipendenza: Barcellona pronta a costituire un nuovo stato



Come ogni anno gli indipendentisti catalani riempiono le strade delle loro città.  Guidati da Carles Puigdemont, presidente della Generalitat Catalana (l'equivalente della nostra "regione"),  un milione di catalani sono scesi in piazza per chiedere la secessione da Madrid. Ormai l'appuntamento è diventato una tappa fissa, che di anno in anno prende sempre più piede. Dal 2012 la festa della Diada, che commemora una battaglia contro le truppe borboniche nel 1714, diventa l’occasione per rivendicare la voglia di secessione dalla Spagna e la prosecuzione della battaglia indipendentista ed autonomista. 
Le manifestazioni sono state cinque in tutta la Catalunya, andate in scena in cinque città della regione che chiede di diventare nazione: Tarragona, Salt, Lleida, Berga ed ovviamente Barcellona, la capitale.
Nel parlamento catalano c’è una maggioranza assoluta di deputati che sta lavorando apertamente per la secessione, composta da parlamentari sia di destra che di sinistra: una battaglia indipendentista ed identitaria che va oltre schieramento ed è trasversale. Tutto il contrario di quanto accade in Lombardia dove, al di fuori della galassia che si muove dentro ed intorno alla Lega Nord, abbiamo una destra tiepidamente federalista ed una sinistra centralista e nemica delle autonomie ed identità locali.
La manifestazione di domenica, alla quale ha partecipato anche il consigliere regionale Fabrizio Cecchetti della Lega Nord ed una delegazione del Movimento Giovani Padani della Brianza, guidata dal coordinatore provinciale Alessandro Corbetta, è diventata un atto di appoggio ai politici catalani che sono stati messi sotto accusa dai tribunali spagnoli per aver violate sentenze e leggi dello Stato. Ma la dichiarazione più importante è stata quella di Puigdemont, che ha ribadito l'obiettivo indipendentista, così come richiesto dalle folle che hanno riempito le starde catalane: "Come da programma, mese più mese meno, la prossima estate la Catalogna sarà pronta con le strutture di un nuovo Stato se la Spagna ci ascolta e offre un referendum saremo felicissimi, altrimenti andremo avanti per la nostra strada".

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