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Bloody Sunday, a ricordo delle vittime del massacro inglese in Irlanda

Son passati quarantun’anni dall’evento che costituisce un simbolo negativo ma significativo di riferimento per tutti i popoli che combattono strenuamente per la propria libertà: il Bloody Sunday. Era il 30 gennaio del 1972.
In quella domenica d’inverno l’esercito britannico spense nel sangue e nella repressione l’orgogliosa manifestazione degli indipendentisti irlandesi, nella cittadina di Derry. Una vergognosa dimostrazione, da parte di Londra, che il colonialismo esterno, rivolto agli altri continenti, era proseguito nel corso del Novecento con l’ancor più bieco e proditorio “colonialismo interno”, teso a conservare disperatamente e ad ogni costo quelle terre che da tempo avevano manifestato l’intenzione di riguadagnare definitivamente, dopo tanti secoli, l’indipendenza.



Il 1º Battaglione del Reggimento Paracadutisti dell’esercito britannico aprì il fuoco contro una folla di cittadini irlandesi che manifestavano per i diritti civili, colpendone 26. Tredici persone, la maggior parte delle quali giovanissime, furono colpite a morte, mentre una quattordicesima persona morì quattro mesi più tardi per le ferite riportate.

Dopo questo terribile episodio, gran parte dei giovani irlandesi repubblicani, optarono per l’arruolamento nelle fila dell’IRA, creando così una campagna di violenza tra fazioni nemiche che durò per ben 30 anni con più di 3mila morti. L’arruolamento nell’organizzazione repubblicana, diede poi vita a molte altre organizzazioni paramilitari che con il tempo, trovarono un collocamento all’interno dell’Ulster.



Oggi ricordiamo le vittime di quel massacro perchè il vento che soffia in Europa è quello dei popoli, dei popoli liberi!
  • John (Jackie) Duddy (17): Ucciso con un colpo al petto nel parcheggio dei Rossville Flats (un complesso di palazzi di edilizia popolare in Rossville Street). Quattro testimoni affermarono che Duddy era disarmato e stava scappando dal reggimento di paracadutisti quando fu ucciso. Tre di loro videro un soldato prendere attentamente la mira sul ragazzo mentre correva. Era zio del pugile irlandese John Duddy.
  • Patrick Joseph Doherty (31): Ucciso da un colpo alle spalle mentre tentava furtivamente di mettersi al riparo nella spiazzo antistante i condomini di Rossville. Doherty fu fotografato ripetutamente dal giornalista francese Gilles Peress sia prima che dopo la sua morte. Nonostante la testimonianza del "Soldato F" che fece fuoco sull’uomo, perché a sua detta teneva in mano una pistola e stava sparando, fu constatato che le fotografie ritraevano Doherty disarmato, e i test forensi sulla sua mano per verificare resti di polvere da sparo diedero esito negativo.
  • Bernard McGuigan (41): Ucciso da un colpo alla nuca dopo che era andato a soccorrere Patrick Doherty. Aveva sventolato un fazzoletto bianco al soldato per indicare le sue intenzioni pacifiche.
  • Hugh Pious Gilmour (17): Ucciso da un proiettile che colpì il gomito entrando poi nel petto, mentre scappava dal reggimento paracadutisti in Rossville Street. Fu constatato che una fotografia scattata alcuni secondi dopo l’uccisione di Gilmour, lo mostrava disarmato, e i test per i residui di polvere da sparo diedero esito negativo.
  • Kevin McElhinney (17): Colpito alle spalle mentre tentava di mettersi al riparo all’entrata dei Rossville Flats. Due testimoni affermarono che McElhinney era disarmato.
  • Michael Gerald Kelly (17): Colpito allo stomaco mentre si trovava vicino alla barricata dei Rossville Flats. Fu constatato che Kelly era disarmato.
  • John Pius Young (17): Colpito alla testa mentre si trovava vicino alla barricata dei Rossville Flats. Due testimoni affermarono che era disarmato.
  • William Noel Nash (19): Colpito al petto vicino alla barricata. Testimoni hanno affermato che Nash era disarmato e stava correndo in soccorso di un altro mentre fu ucciso.
  • Michael M. McDaid (20): Colpito in faccia quando si trovava vicino alla barricata mentre si stava allontanando dai paracadutisti. La traiettoria del proiettile indicava che potrebbe essere stato ucciso dai soldati appostati sulle mura di Derry.
  • James Joseph Wray (22): Ferito e poi colpito nuovamente da vicino mentre si trovava a terra. Alcuni testimoni, che non furono chiamati dalla commissione d'inchiesta di Widgery, hanno affermato che Wray stava gridando che non riusciva a muovere le gambe, prima di venire colpito la seconda volta.
  • Gerald Donaghy (17): Colpito allo stomaco mentre tentava di scappare al sicuro verso Glenfada Park e Abbey Park. Donaghy fu portato in una casa vicina dove fu visitato da un medico. Le sue tasche vennero svuotate per poterlo identificare: una fotografia della polizia fatta più tardi del corpo di Donaghy mostrava bombe a mano nelle sue tasche. Né quelli che cercarono nelle sue tasche nella casa, né il medico ufficiale dell’esercito britannico (Soldato 138) che dichiarò la sua morte, dissero di aver trovato ordigni tra i suoi indumenti. Donaghy era membro di Fianna Éireann, un movimento giovanile repubblicano legato all’IRA. Paddy Ward, che depose all’Inchiesta Saville, affermò che aveva dato due bombe a mano a Donaghy alcune ore prima che fosse ucciso.
  • Gerald (James) McKinney (34): Ucciso subito dopo Gerald Donaghy. Testimoni affermarono che McKinney stava correndo dietro Donaghy e che si fermò alzando le mani gridando "Don't shoot! Don't shoot!" ("Non sparate! Non sparate!"), quando vide Donaghy cadere; venne quindi sparato al petto.
  • William Anthony McKinney (27): Colpito alle spalle mentre cercava di soccorrere Gerald McKinney (con cui, nonostante avessero il medesimo cognome, non aveva gradi di parentela).
  • John Johnston (59): Colpito alla gamba e alla spalla sinistra in William Street 15 minuti prima che iniziasse la sparatoria. Johnston non prendeva parte alla marcia, ma stava andando a trovare un amico a Glenfada Park. Morì 4 mesi e mezzo più tardi. La sua morte fu attribuita alle ferite riportate quel giorno: fu l’unico a non morire immediatamente quel giorno, nonché la vittima meno giovane.

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