Passa ai contenuti principali

Vive tra un box a Desio e un padiglione del Policlinico di Milano. Quando avrà una casa?

Venerdì 11 maggio 2012 - Ecco uno dei volti della Milano gentile di Pisapia, ma anche della nuova Desio di Roberto Corti. Davanti a un caso come questo, in cui un cittadino in condizioni difficoltose chiede una casa, non c'è nessun tipo di risposta.
Le esigenze di chi in questo paese ci è nato e vissuto da sempre, passano in secondo piano.
Nel frattempo, chi occupa alloggi popolari abusivamente o senza i requisiti necessari, rimane impunito. In un posto che non è il suo. Nella Desio che si occupa di aprire le proprie braccia alla cultura e al dialogo con chi viene da lontano. Purtroppo, non si vedono le esigenze di chi ci è più vicino. O almeno così sembra.

Caro Direttore,
Sono in attesa di un alloggio popolare che sinceramente non so quando avverrà "l'assegnazione", nel frattempo alloggio tra il Box auto di Desio (MB) ormai abbandonato e senza un padrone, ed il Policlinico di Milano al padiglione Ponti, mi voglio soffermare su quest'ultimo "alloggio di fortuna", che è diventato un rifugio per molti senza tetto e senza soldi, per "fortuna" siamo tutti italiani, quindi non nasce nessun "conflitto di opinioni", ma il problema nasce quando alcuni medici che notano persone che non appartengono all'utenza dell'ospedale avvisano la guardia di turno, che più delle volte è poco tollerante, come è successo con me personalmente poco tempo fa, che sono stato minacciato con la pistola. Ma quando gli ho fatto notare che ho spedito il Fax al sindaco Pisapia, all'assessore Majorino ed alla "direzione" case ALER Lucia Castellano dichiarandogli che risiedo all'Ospedale da più di un anno, mi ha quasi dato ragione, manifestando il mio stesso disprezzo per le istituzioni, ma questo non è bastato per non farmi allontanare e così "salvare" chi nel frattempo era riuscito ad imboscarsi nel padiglione.
Vorrei capire per quanto tempo durerà ancora questa ingiustizia verso gli italiani che chiedono soltanto di poter vivere dignitosamente nella loro patria?
Lettera pubblicata da http://www.affaritaliani.it/

Una normale fila di garage di condominio


Post popolari in questo blog

«Così ho visto arrivare in Brianza la ’ndrangheta». I ricordi del generale Boscarato

«IN QUEL TEMPO Monza e la Brianza erano afflitti dal fenomeno dei sequestri di persona. La ’ndrangheta stava mettendo le sue radici dopo che negli anni ’70 l’istituto del soggiorno obbligato aveva portato in questo territorio decine di malavitosi provenienti dalla Calabria. In un ambiente ricco come questo fecero salire al Nord i loro compari e si organizzarono». A raccontarlo un testimone d’eccezione: si chiama Sergio Boscarato, ha 76 anni e oggi è generale in congedo dei carabinieri. Fra il 1982 e il 1986, con il grado di tenente colonnello, fu comandante del Gruppo di Monza dei carabinieri.

Seregno, pisinca gratuita ad agosto per gli under 14. Perchè a Desio no?

Mezzago, l'ombra della malavita dalla Calabria sulla Stalingrado brianzola

Nemmeno Mezzago è immune alle infiltrazioni della criminalità organizzata. In quella che per percentuali elettorali si potrebbe definire la "Stalingrado della Brianza, si denota il fallimento della sinistra paladina della lotta all'illegalità.