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Gli immigrati che si lamentano del cibo offerto? Uno schiaffo ai brianzoli in difficoltà



Siamo a Monza, capoluogo della Brianza. Della nostra Provincia. Una quarantina di immigrati, alloggiati dalla primavera scorsa a spese della cittadinanza in una palazzina di via De Chirico, si è sentita in dovere di chiamare la Polizia di Stato. Cosa sarà mai successo per allertare la Polizia? Sicuramente qualcosa di grave, verrebbe da pensare.
Lasciamo a voi lettori di questo blog il giudizio su questa vicenda. I richiedenti asilo hanno chiamato la Polizia perché il cibo servito durante i pasti non è di loro gradimento. E' la prima volta che che gli extracomunitari ospitati in una struttura di accoglienza, immancabilmente gestita dalla solita cooperativa, si rivolgono alle forze dell'ordine per segnalare disagi. Una volta avisate, le forze dell'ordine hanno fatto sapere che provvederanno ad eseguire i controlli di prassi per verificare la qualità dei pasti serviti ed eventuali responsabilità di chi gestisce il centro.
Purtroppo dobbiamo segnalare che in altri casi, anche ben più gravi, la stessa celerità manca. Per citare un altro esempio possiamo spostarci a Limbiate, dove gli immigrati si erano lamentati dell’assenza nei luoghi ove erano accolti della connesione wi-fi e di televisioni. Secondo una certa stampa e televisione, questi stranieri che giungono presso il nostro paese sarebbero profughi in fuga da non meglio precisate guerre, che soffrono di fame e stenti. Eppure, una volta giunti qui, solo una piccolissima parte dei richiedenti, inferiore al 10 %, viene poi riconosciuta come profugo: gli altri non provengono infatti da zone di guerra. 

Sulla questione è intervenuto Federico Arena, segretario della Lega Nord di Monza.

“Queste persone sarebbero quelle che scappano dalla fame? Possiamo ancora davvero credere che qualcuno che si lamenta del cibo che gli viene generosamente offerto possa essere qualcuno che fugge dalla guerra e dalla fame?” dichiara Arena, che prosegue: “Lo Stato spende per loro quasi 40€ al giorno per assicurargli vitto, alloggio, più numerosi altri comfort che vanno dai servizi di lavanderia, alla rete wi-fi, alle ricariche telefoniche e persino la “mancia” giornaliera per le piccole spese personali. E questi presunti profughi hanno da lamentarsi della scarsa qualità del cibo? Se la nostra accoglienza non è di loro gradimento possono tornare a casa loro, nessuno li trattiene, quei soldi sarei molto più felice di spenderli per poter aiutare i monzesi in difficoltà!”

Solo per la palazzina di via De Chirico il progetto di accoglienza dei migranti costa ai contribuenti circa 525 mila euro all’anno, per tutta la Provincia di Monza si parla invece di milioni di euro. Ricordiamo inoltre che i dati dicono chiaramente che a pochi di loro viene poi realmente riconosciuto lo status di profugo.

Questo comportamento è un’offesa nei confronti delle centinaia di monzesi in difficoltà che non ricevono aiuti pubblici ed è profondo lo sdegno che provo in questo momento: ho avuto modo di incontrare troppi concittadini in difficoltà economiche in questi ultimi tempi, e le loro dichiarazioni hanno purtroppo un comune denominatore: le risposte e gli aiuti delle Istituzioni sono inesistenti. Mentre per la nostra gente non si muove un dito per queste persone si smuovono mari e monti”, conclude Federico Arena.

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