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Contratti di lavoro regionali per la retribuzione minima sindacale basati su costo della vita e indice di produttività: proposta di legge in Lombardia



Il Gruppo Lega Nord in Regione Lombardia ha presentato oggi durante una conferenza stampa al Pirellone un Progetto di Legge regionale al Parlamento sulle linee guida per il decentramento della contrattazione sindacale sull’individuazione dei “minimi salariali”. Si tratta – spiega Pietro Foroni, presidente della commissione regionale attività produttive – di ottenere una determinazione dei minimi salariali a livello regionale in relazione al costo della vita e all’indice di produttività. In Italia siamo di fronte ad una situazione anomala rispetto agli altri paesi europei perché i salari minimi, quando previsti, sono stabiliti dal contratto nazionale che non tiene conto delle ovvie differenze del potere d’acquisto da Regione a Regione con un conseguente squilibrio del salario reale. Il Progetto di Legge va proprio in questa direzione, prevedere per la prima volta nell’ordinamento, dei minimi sindacali da determinarsi su base regionale a tutela sia dei lavoratori residenti in Lombardia che delle imprese. A breve, inizierò una serie di audizioni in commissione attività produttive, invitando parti sociali e sindacati per approfondire nel dettaglio tutte le tematiche legate alla legge”.

Di seguito alcuni dati illustrati durante la conferenza stampa dal prof. Giuseppe Valditara e dal prof. avv. Francesco Rotondi che ha ispirato e fortemente contribuito a redarre il Disegno di Legge: 
- In Italia i salari sono più bassi rispetto agli altri paesi europei. Dati Eurostat evidenziano che il salario orario è di 12,5 euro con un potere d’acquisto pari a 12,3 euro. In Unione europea la media è invece di 13,2 euro l’ora. Il dato europeo sconta i bassi salari dei Paesi dell’est: in Bulgaria la paga oraria è di 1.7 euro e in Romania di 2 euro. E tuttavia, persino in Bulgaria e in Romania il potere d’acquisto è superiore, in termini relativi, a quello del lavoratore italiano. Per un lavoratore Lombardo, la situazione si aggrava: in Italia la contrattazione è essenzialmente a livello nazionale, ed è la contrattazione nazionale a fissare minimi salariali uguali per tutti. Milano risulta essere più costosa di Amsterdam, di Berlino, o di Stoccarda; Bergamo è più cara di Lione. 
- Secondo una ricerca della Fondazione Rodolfo Debenedetti, svolta nel 2014 dagli economisti Tito Boeri della Bocconi, Andrea Ichino dell’Istituto universitario europeo ed Enrico Moretti dell’università californiana di Berkeley, un cassiere di banca di Milano con cinque anni di anzianità ha uno stipendio nominale superiore a quello di Ragusa del 7.5%. Considerata la differenza del costo della vita lo stipendio reale del bancario milanese è però inferiore del 27.3% rispetto a quello del suo collega siciliano. Il salario nominale di un insegnante di scuola elementare, sempre con cinque anni di anzianità, è uguale in tutte le regioni italiane: 1.305 euro al mese. Una retribuzione che però in base al diverso indice dei prezzi al consumo nelle due città equivale a 1.051 euro reali a Milano e 1.549 a Ragusa. Per avere lo stesso potere d'acquisto lo stipendio dell'insegnante milanese dovrebbe essere del 48% più alto di quello dell'insegnante che vive a Ragusa. Questo spiega per esempio il rifiuto di molti insegnanti meridionali di trasferirsi al Nord: lo stipendio di un insegnante precario, neo assunto in una città lombarda, di fatto si riduce di un terzo. Così come si spiega la perenne scopertura dei posti nelle pubbliche amministrazioni del Nord, e la fuga al Sud dei dipendenti pubblici. Il prof. avv. Francesco Rotondi, fondatore del prestigioso studio LabLaw, specializzato in diritto del lavoro, ha spiegato che il progetto di legge nasce dall’esperienza maturata nell’affrontare le tante problematiche relative alle crisi e riqualificazioni aziendali. “Un grazie al prof. Rotondi” continua Foroni “per aver messo a disposizione la sua grandissima esperienza e professionalità”.

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