Passa ai contenuti principali

Regolamento di contabilità: i comuni (virtuosi) obbligati a copiare dallo stato sprecone



Un regolamento dettato dallo stato centrale che ogni comune deve obbligatoriamente adottare, con dei margini di autonomia veramente limitati. Un regolamento che, per come è stato proposto dalla giunta, svilisce ed umilia il consiglio comunale. E' questo, in estrema sintesi, il significato che ha il regolamento di contabilità approvato dal consiglio comunale di Desio giovedì scorso.
Il documento, che conta ben 107 articoli, è lo strumento che detta tempi e modalità di approvazione del bilancio e di tutti i documenti e gli atti che riguardano la programmazione economica del comune.

Dispiace che la maggioranza dei consiglieri comunali accettino di vedere così svilito ed umiliato il proprio ruolo, accettando di togliere al parlamentino locale dei momenti importanti. Il Documento Unico di Programmazione, documento portante dell'attività amministrativa, e le variazioni di bilancio, non saranno più presentate in consiglio comunale, ma saranno inviate via posta elettronica ai consiglieri. Si perdono dei momenti ufficiali ed istituzionali su questioni importanti. Da sempre le variazioni di bilancio vengono comunicate dall'assessore in consiglio comunale, e ridurle ad un messaggio inviato via e-mail è qualcosa di davvero mortificante per il consiglio comunale, che a differenza della giunta non è nominato ma eletto direttamente dai cittadini.

Ma soprattutto appare ridicolo che sia lo stato centrale a dettare ai comuni le regole che devono seguire per gestire la propria contabilità. Il centro studi Unimpresa ha rilevato che negli ultimi due anni il debito di comuni e regioni è calato di 15 miliardi, mentre quello delle amministrazioni centrali è salito di quasi 100 miliardi, a seguito dell'aumento delle spese, cresciute del 4%. Di solito sono gli asinelli che copiano dal primo della classe, non viceversa come in questo caso.

Post popolari in questo blog

«Così ho visto arrivare in Brianza la ’ndrangheta». I ricordi del generale Boscarato

«IN QUEL TEMPO Monza e la Brianza erano afflitti dal fenomeno dei sequestri di persona. La ’ndrangheta stava mettendo le sue radici dopo che negli anni ’70 l’istituto del soggiorno obbligato aveva portato in questo territorio decine di malavitosi provenienti dalla Calabria. In un ambiente ricco come questo fecero salire al Nord i loro compari e si organizzarono». A raccontarlo un testimone d’eccezione: si chiama Sergio Boscarato, ha 76 anni e oggi è generale in congedo dei carabinieri. Fra il 1982 e il 1986, con il grado di tenente colonnello, fu comandante del Gruppo di Monza dei carabinieri.

"L’han giurato, li ho visti in Pontida"

Mezzago, l'ombra della malavita dalla Calabria sulla Stalingrado brianzola

Nemmeno Mezzago è immune alle infiltrazioni della criminalità organizzata. In quella che per percentuali elettorali si potrebbe definire la "Stalingrado della Brianza, si denota il fallimento della sinistra paladina della lotta all'illegalità.