Grazie al jobs act di Renzi, lavoratori lombardi costretti a trasferirsi al Sud per non essere licenziati
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Si è svolta questa mattina in Regione Lombardia un’audizione in merito alla grave situazione occupazionale in cui versa l’azienda Convergys Italy, che ha sede a Cernusco sul Naviglio. Certo, Cernusco non è Desio, ma non si trova poi così lontana dalla nostra città. Ma questa situazione non potrebbe essere la prima a verificarsi in Lombardia.
Abbiamo chiesto a Jari Colla, consigliere regionale della Lega Nord, di spiegarci cosa è successo e perchè la situazione è così grave.
“Gli incentivi contenuti nel jobs act da poco confermati dal Governo Renzi solo per il Mezzogiorno, - ci ha detto - produrranno l’effetto di una migrazione dei lavoratori. Le imprese lombarde, infatti, saranno invogliate a chiudere le proprie sedi per riaprirle in quelle Regioni del Sud dove potranno usufruire della decontribuzione fiscale".
Quindi gli operai di Cernusco rischiano davvero di essere trasferiti in massa?
"Sì, questo è solo un primo esempio. E' appena annunciato il trasferimento di 221 dipendenti dalla sede lombarda a quella in Sardegna, lasciando letteralmente in mutande i lavoratori lombardi".
Duecentoventuno dipendenti sono proprio tanti. Non può, questa, essere una "scusa" per licenziare?
"Certamente, qui si tratta, di fatto, di un licenziamento mascherato per i dipendenti e di una contemporanea riassunzione di oltre 220 lavoratori sardi con contratti più snelli, con meno tutele per i lavoratori e più vantaggi per l’azienda. Questo è il risultato delle tanto annunciate politiche del lavoro di Renzi, che anche questa volta non porteranno nessun beneficio all’occupazione ma solo a un triste saldo pari allo zero della forza lavoro attiva nel Paese".
Davanti a questi episodi, appare sempre più chiaro che le riforme del "Bomba", come veniva soprannominato ai tempi del liceo, sono delle fregature per tutti. Dati INPS alla mano, con l'introduzione del Jobs Act non è diminuita l'occupazione e non ci sono stati tutti quei benefici di cui si parlava. Promesse al vuoto, ed anche per questo un altro motivo in più per votare NO al referendum del prossimo 4 dicembre.