Quella partorita dal premier Renzi e dal ministro Boschi è una riforma pessima che non mantiene nessuna delle promesse elencate nel suo titolo. Ma non è solo una riforma pessima. E’ una riforma pericolosa perché, attraverso il combinato disposto con la legge elettorale Italicum, diventa una riforma pericolosa per la nostra democrazia. Intanto partiamo da una premessa: la riforma è stata imposta da un Governo non eletto dai cittadini, ma nominato dal Palazzo, e già questo è un vulnus alla democrazia. Non solo, questo Governo è riuscito a far passare questa riforma con il solo voto della sua maggioranza rimpolpata da ‘transughi’, ovvero grazie al voto decisivo di deputati e senatori eletti nel centrodestra o in altri partiti di opposizione e che ora esprimono la fiducia al Governo Renzi. Inoltre questa riforma è stata votata da parlamentari eletti con una legge elettorale poi dichiarata incostituzionale. Basta per definirla quanto meno inopportuna? Ma come ho già detto si tratta di una riforma pericolosa perché rischia di trascinarci verso una deriva autoritaria. Questa riforma porterà di fatto alla dittatura dell’uomo solo al comando, con un solo partito, cui basterà vincere le elezioni anche solo di un voto per controllare tutto, in quanto in quanto prevede che sia la sola Camera a fare le leggi e votare le fiducie, Camera dove - con il combinato con la legge elettorale ‘Italicum’ - per avere la maggioranza assoluta basterà avere un solo voto in più: per fare un esempio, un partito che andasse al ballottaggio anche solo con il 20% dei voti, e che ottenesse la vittoria per un solo voto in più, avrebbe la maggioranza assoluta alla Camera e sarebbe in grado di esprimere da solo poi, oltre naturalmente al presidente della Camera, anche il presidente della Repubblica, i giudici della Corte Costituzionale, i componenti laici del Csm, le authority e gli organi di garanzia, il cda della Rai ecc ecc. Di fatto si introduce la dittatura del partito unico e del suo segretario. Ecco perché questa riforma è quindi un rischio per la nostra democrazia. Capite quale rischio stiamo correndo?
Veniamo ai contenuti. Il titolo della riforma parla
di superamento del bicameralismo perfetto. La prima
di tante bugie. Noi siamo anche favorevoli al superamento
del bicameralismo perfetto e alla non espressione
della fiducia da parte del Senato. Ma non è quello che troviamo in questa riforma che invece prevede,
con il rinnovato articolo 70, che per una serie di
ben 23 materie continuerebbe ad essere applicato un
procedimento di approvazione "bicamerale paritario",
in cui le leggi dovrebbero essere approvate, nel
medesimo testo, da entrambi i rami del Parlamento.
Avete letto bene, 23 materie, tra cui le leggi di revisione
costituzionale o le leggi di ratifica dei trattati
relativi all'appartenenza dell'Italia all'Unione europea:
e questo può essere un superamento del bicameralismo?
Non solo, il Governo al Senato non può esprimere
la fiducia per cui si rischia la paralisi del sistema su
ogni votazione. Per cui il superamento del bicameralismo
avviene solo in teoria, perché il Senato non
esprimerà più la fiducia al Governo, ma di fatto continua
ad essere prevista la partecipazione del Senato
all’attività legislativa, con una serie di leggi che verranno
esaminate anche dal Senato in maniera bicamerale
perfetta, per cui rischiamo di avere i medesimi
tempi allungati nell’esame delle leggi e di portare ad
una paralisi della funzione legislativa non essendoci
più la fiducia al Senato. Non solo: su tutte le altre materie
il Senato potrà essere chiamato ad esprimersi, ma non necessariamente la Camera dovrà tenere
conto di questo parere. Per cui i tempi di esame di una legge rischiano di rimanere esattamente identici
a prima, e conseguentemente le strutture del Senato
dovranno restare identiche, quindi con gli stessi costi
per i dipendenti. L’obiettivo del superamento del bicameralismo
paritario avrebbe dovuto essere quello di un’accelerazione
e una razionalizzazione della funzione legislativa,
ma il nostro Paese viene penalizzato non da
un eccessivo tempo nel fare le leggi ma dal numero
eccessivo delle leggi che vengono fatte e dalla loro
scarsa qualità. Mentre con questa riforma si fa esattamente
il contrario e si ottiene il risultato opposto.
Ma andiamo avanti con le bugie contenute nella
legge: i promotori della riforma sostengono per
esempio che il Senato diventerebbe la Camera di
rappresentanza delle istituzioni territoriali.
Un’altra falsità perché il nuovo Senato non viene
coinvolto nell’esame sul bilancio dello Stato e sul coordinamento
della finanza pubblica, che dovrebbe essere
invece proprio il ruolo di un organo che si prefigge
di essere il rappresentante delle istituzioni territoriali.
Per cui questa presunta Camera delle Regioni non
potrà incidere per nulla sulla compartecipazione ai
contributi erariali e sull'autonomia impositiva.
Noi avremmo voluto che il Senato avesse una sorta di specializzazione, magari sul modello tedesco, con
un Senato federale espressione dei lander, quindi delle
giunte regionali, in modo da rappresentare veramente
le Regioni in quella sede. Tanto più che con questa riforma
vengono depotenziate anche le Regioni.
Perché le Regioni vengono private della funzione
legislativa e tutto viene ricentralizzato: la riforma prevede
un incremento abnorme delle competenze legislative
statali, passando da 31 a 48 materie statali.
Inoltre lo Stato può, con la clausola di supremazia,
intervenire anche sulle pochissime competenze residuali
delle Regioni. E come abbiamo già detto il coordinamento
della finanza pubblica e del sistema tributario
diventa materia tutta statale.
Abbiamo quindi una ricentralizzazione verso lo
Stato, togliendo l’attività legislativa alle Regioni, a cominciare
dalla sanità, non coinvolgendo il Senato nel
coordinamento della finanza pubblica e quindi attraverso
la riduzione, quasi un’abolizione, della funzione
legislativa. Per la serie: è lo Stato che decide
come e dove tagliare, di fatto così fanno morire gli
enti territoriali per asfissia.
La riforma del 2001 aveva prodotto un ‘quasi federalismo’
senza un nuovo Senato, adesso si avrà un
nuovo Senato ma senza federalismo Lo Stato accentratore ha già dimostrato di non
funzionare. Tutta Europa va verso il regionalismo e
noi invece verso il centralismo?
Proseguiamo con le falsità: sempre nel titolo della
riforma si parla della riduzione del numero dei parlamentari,
il contenimento dei costi di funzionamento
delle istituzioni. Si riducono i costi? Sono
leggende metropolitane, il ministro Boschi aveva parlato
di risparmi per 490 milioni, poi invece se uno va
a fare veramente i conti il risparmio vero è di poco
più di 50 milioni, a fronte, per fare un esempio, di una
spesa del Senato di 550 milioni.
50 milioni. Una cifra importante? Dipende, per
farci capire la gestione e il mantenimento delle decine
di migliaia di immigrati nelle varie strutture è costata
nel 2015 alle casse statali circa 3 miliardi e
mezzo, ovvero circa 70/75 milioni di euro alla settimana.
Con questi risparmi si coprirebbero 4 giorni di
spese per il mantenimento degli immigrati sbarcati
sulle nostre coste.
Il vero taglio della ‘casta’ della politica e delle relative
spese era stato realizzato nel 2010 e nel 2011
dal Governo di centrodestra con due provvedimenti
del sottoscritto allora Ministro per la Semplificazione,
con le leggi 122/2010 e la legge 138/2011,
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con cui si era ridotto il numero dei consiglieri e
degli assessori comunali di 57.384 unità e il numero
dei consiglieri e assessori provinciali di 887 unità e
di 175 il numero dei consiglieri regionali e delle relative
indennità per un risparmio complessivo di
120 milioni tra Comuni, Province e Regioni.
Poi è intervenuto il Governo Renzi che grazie alla
legge Delrio ha nuovamente aumentato il numero
dei consiglieri comunali di oltre 18 unità e quello
degli assessori comunali di circa 5032, per un totale di
oltre 23mila poltrone in più, con un incremento di
spesa di quasi 37 milioni, avendo così già quasi
cancellato, di fatto, i possibili 50,5 milioni di risparmi
che porterebbe la riforma costituzionale.
Per cui alla fine il totale del risparmio netto sarebbe
di 13 milioni (poco più di quanto spendiamo
in un solo giorno per mantenere i richiedenti
asilo…): questi vi sembrano dei risparmi tali da
giustificare una riforma che mette a rischio la democrazia,
che toglie poteri e risorse alle Regioni
ricentralizzando tutto verso lo Stato e non supera
nemmeno il bicameralismo perfetto?