Passa ai contenuti principali

Anche Desio presente alla Pontida dei vent'anni di Padania. NO al referendum che cancella le autonomie!



Vent'anni passati, oggi come ieri. Nel segno dell'indipendenza, del federalismo e dell'autonomia. Da Venezia a Pontida, nell'anno che celebra la ricorrenza della mitica manifestazione sul Po che si svolse nel 1996. Vent'anni e non sentirli. Ancora una volta la Lega Nord ha lanciato un segnale di vivacità e di vitalità, con i suoi militanti e sostenitori che si sono dati appuntamento sul pratone. 
Anche quest'anno la sezione desiana della Lega Nord è stata presente, come sempre accade, per ascoltare le linee guida del Movimento. E' stata una giornata densa di emozioni e pensieri, che riscaldano i cuori e danno la carica per affrontare la nuova stagione politica. Tante le persone che hanno affollato il pratone fin dalle prime ore del mattino, si parla di diverse decine di migliaia, in un crescendo di partecipazione culminato con l’intervento del “Capitano”. Tante le Bandiere dei popoli che sventolavano, entusiasmo, simboli di libertà. I gazebo delle associazioni identitarie e di volontariato, delle sezioni della Lega e, per la prima volta, anche del movimento Noi con Salvini. Una Pontida che è sempre un'emozione.

Insieme al segretario federale Matteo Salvini, sul palco della manifestazione sono saliti io governatori Roberto Maroni e Luca Zaia, insieme ai segretari nazionali delle leghe che formano la Lega Nord e ai capigruppo delle delagazioni del Carroccio al parlamento italiano ed a quello europeo. Insieme a loro, anche il neoeletto coordinatore federale del Movimento Giovani Padani, insieme allo stato maggiore del Movimento e, naturalmente, Umberto Bossi.
"Se qualcuno pensa che il futuro della Lega sia quello di un piccolo partito servo di qualcun altro, di Berlusconi o di Forza Italia, ha sbagliato" è ciò che Salvini ha scandito durante il suo intervento, quasi a sancire un marchio che intende dare alla guida del Carroccio, e che è stato accolto con un boato dalla folla accorsa sotto il palco. Dopotutto, la legittimità ad un Carroccio non più subalterno ma guida di una coalizione più ampia, è stata guadagnata sul campo e non solo in termini elettorali, che vedono la Lega davanti a Forza Italia in numerose realtà, anche difficili come Liguria ed Emilia Romagna. Le scommesse di Salvini, dall'uscita dall'euro agli accordi internazionali con i partiti populisti, sono coraggiose e in questa occasione ha inteso chiarire che durante la sua segreteria chi fa accordi con la Lega li fa buttando il cuore oltre l'ostacolo. "Voglio cambiare il paese ma come voglio io, voglio accordi scritti con il sangue", perché, dice Salvini "non mi interessa prendere il 4% e venti parlamentari di cui non me ne faccio nulla, non mi interessano le poltrone. Accordi al ribasso non se ne fanno". 

Salvini rilancia sul prossimo obiettivo inserito nella sua - e nostra - agenda politica ed elettorale: il referendum renziano sul quale la Lega ha già costituito comitati a sostegno del "NO" ma dopo aver sconfitto Renzi, annuncia il leader leghista: "Presenteremo una nostra riforma sarebbe in senso federale con una sola camera con il proporzionale, il presidenzialismo, i referendum sui trattati internazionali, il vincolo di mandato e i giudici eletti dal popolo".



Post popolari in questo blog

«Così ho visto arrivare in Brianza la ’ndrangheta». I ricordi del generale Boscarato

«IN QUEL TEMPO Monza e la Brianza erano afflitti dal fenomeno dei sequestri di persona. La ’ndrangheta stava mettendo le sue radici dopo che negli anni ’70 l’istituto del soggiorno obbligato aveva portato in questo territorio decine di malavitosi provenienti dalla Calabria. In un ambiente ricco come questo fecero salire al Nord i loro compari e si organizzarono». A raccontarlo un testimone d’eccezione: si chiama Sergio Boscarato, ha 76 anni e oggi è generale in congedo dei carabinieri. Fra il 1982 e il 1986, con il grado di tenente colonnello, fu comandante del Gruppo di Monza dei carabinieri.

"L’han giurato, li ho visti in Pontida"

Mezzago, l'ombra della malavita dalla Calabria sulla Stalingrado brianzola

Nemmeno Mezzago è immune alle infiltrazioni della criminalità organizzata. In quella che per percentuali elettorali si potrebbe definire la "Stalingrado della Brianza, si denota il fallimento della sinistra paladina della lotta all'illegalità.