Via libera dalla Commissione regionale Antimafia alla risoluzione che prevede l’introduzione nelle scuole secondarie di corsi sull’educazione antimafiosa tra gli obiettivi specifici di apprendimento. L’obiettivo è partire dalle scuole medie e da quelle superiori a educare i nostri ragazzi alla legalità approfondendo la conoscenza del fenomeno mafioso e della criminalità organizzata. La prevenzione a scuola deve iniziare da quella dell’obbligo.
Il Consiglio regionale della Lombardia lo scorso giugno aveva già promosso una legge atta a promuovere, tra l’altro, iniziative volte a diffondere la cultura della legalità e della convivenza civile, con particolare attenzione ai fenomeni della criminalità organizzata, anche attraverso intese o convenzioni, sia con l'ufficio scolastico regionale sia con le università lombarde. La risoluzione approvata in Commissione va proprio in questa direzione, andando a colmare quel vuoto che, allo stato attuale, vede gli istituti di scuola secondaria di secondo grado e del quinto anno di scuola superiore senza alcun programma formativo sull’incidenza dei fenomeni mafiosi nella storia delle comunità territoriali e della società italiana, nonostante sia molto forte la pressione esercitata dalle mafie nelle dinamiche economico sociali del nostro Paese. È dunque necessario integrare gli Obiettivi Specifici di Apprendimento (OSA) dell’insegnamento di storia con l’esplicita indicazione del ruolo delle mafie tra i nodi irrinunciabili della storia. Conoscere il fenomeno mafioso come materia di studio nelle scuole, sia utile per maturare le necessarie competenze per una vita civile e responsabile.
Ancora una volta la Lombardia cerca di colmare una lacuna lasciata dallo stato centrale. Un progetto organico ed articolato che sviluppi questo tipo di formazione, purtroppo necessario anche in Brianza, serve. Soprattutto dopo le vicende delle scorse settimane. La cultura di stampo mafioso non è un fenomeno autoctono ed è importante avere gli strumenti per combatterlo e sconfiggerlo. Può essere di grande aiuto ed è giusto che la Lombardia si attrezzi per ribadire che la nostra regione e le nostre città non sono cosa loro.