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Velo vietato nelle strutture regionali, ben venga. C'è anche l'ospedale di Desio

L'ospedale di Desio

La Regione Lombardia ha approvato, in base alle leggi nazionali vigenti, il divieto di entrare negli ospedali con il volto coperto. "C'e' una legge dello Stato, il testo unico di pubblica sicurezza - ha detto il presidente Roberto Maroni - che vieta di andare in giro mascherati. Noi diamo applicazione finalmente a questa legge dello Stato. Anche il procuratore di Venezia, Nordio ha proposto di vietare il transito a Venezia a chi indossa burqa o niqab, e noi facciamo lo stesso nei luoghi di nostra competenza, in primo luogo gli ospedali". Compreso l'ospedale di Desio, nella nostra città.
La regione ha già un regolamento che stabilisce le condizioni per entrare negli ospedali. Al momento non prevede espressamente di vietare l'ingresso a chi è mascherato o porta il velo. Ma la legge nazionale c'è ed il regolamento sarà  adeguato.

L'iniziativa è stata accolta su proposta della Lega Nord, che ha portato la questione in Consiglio regionale.  In questo modo la Lombardia si impegna ad adottare misure che permettano il riconoscimento dei connotati fisici di chi accede all’interno delle strutture regionali. E' la legge italiana a prevedere, per esigenze di pubblica sicurezza, il divieto di utilizzare in occasione di manifestazioni veli che coprano il volto delle persone. A tal fine è previsto per tali soggetti l’obbligo di sottoporsi all’identificazione e alla rimozione del velo. All’interno degli edifici della Regione è già attivo un sistema di controllo che prevede l’inserimento del nome del visitatore, la “scannerizzazione” della carta d’identità, il rilascio di un tesserino, il controllo dei bagagli e un passaggio al metal detector.

Proprio per il coinvolgimento di strutture regionali presenti nella nostra città, la notizia è stata commentata anche dalla Lega Nord sezione di Desio. "La scelta di Regione Lombardia di impedire che nelle strutture regionali inclusi ospedali e Asl, siano indossati dalle donne veli islamici integrali come il BURQA o il NIQAB è un atto di civiltà e progresso." - commenta Greta Lo Re, coordinatrice dei giovani padani cittadina. - "Solo gli ipocriti e i buonisti hanno il coraggio di lamentarsi - rincara la dose - questo si chiama buon senso non razzismo".
Per Martina Cambiaghi responsabile enti locali invece "i fermi a Brescia di fanatici islamici sono un campanello d'allarme che non possiamo non ascoltare. Sono tantissime le donne islamiche che indossano burqa o niqab, non possiamo permetterci di mettere a rischio la nostra sicurezza in nome di un'integrazione - conclude Cambiaghi - che non passa di certo attraverso un velo integrale".

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