(ANSA) - Gli indipendentisti catalani non intendono mollare.Il premier spagnolo,Mariano Rajoy, decisamente contrario alla secessione della regione piu' ricca del paese, e pronto ad affrontare difficili elezioni politiche nazionali piene di incognite a fine dicembre. Le due formazioni indipendentiste catalane, Junts pel Si' (Cdc e Erc, centristi e repubblicani) e la Cup (comunisti) hanno messo a punto un progetto di risoluzione al Parlament, l'assemblea locale, per dichiarare "l'inizio del processo di creazione dello Stato catalano indipendente", che nascera' "sotto forma di repubblica". Rajoy, in una dura dichiarazione diffusa in diretta tv poco dopo l'annuncio catalano, ha detto che lo Stato non rinuncera' a nessuno dei meccanismi politici e giuridici per difendere la legge e la Costituzione, che non prevede la secessione unilaterale. Il documento dei secessionisti catalani e' in nove punti ed esordisce affermando che "il mandato democratico ottenuto il 27 settembre si basa su una maggioranza di seggi delle forze parlamentari con l'obiettivo di trasformare la Catalogna in uno Stato indipendente grazie ad un'ampia maggioranza favorevole alla sovranita' in voti e seggi, autorizzando l'apertura di un processo costituente non subordinato". Il 27 settembre Junts pel Si' ha ottenuto la maggioranza dei seggi ma non dei voti, raggiunta solo insieme con la Cup, euroscettica e rivoluzionaria oltreche' contraria, almeno fino ad ora, alla conferma del presidente catalano Artur Mas, il grande protagonista dell'iter indipendentista. Nel secondo punto si proclama "solennemente" l'inizio del processo di creazione dello Stato catalano, e quindi "l'apertura di un processo costituente cittadino, partecipativo, aperto ed attivo" per preparare le basi della futura costituzione catalana. Infine, viene chiesto al futuro governo di "varare le misure necessarie per trasformare in realta' queste dichiarazioni".(ANSA).
«IN QUEL TEMPO Monza e la Brianza erano afflitti dal fenomeno dei sequestri di persona. La ’ndrangheta stava mettendo le sue radici dopo che negli anni ’70 l’istituto del soggiorno obbligato aveva portato in questo territorio decine di malavitosi provenienti dalla Calabria. In un ambiente ricco come questo fecero salire al Nord i loro compari e si organizzarono». A raccontarlo un testimone d’eccezione: si chiama Sergio Boscarato, ha 76 anni e oggi è generale in congedo dei carabinieri. Fra il 1982 e il 1986, con il grado di tenente colonnello, fu comandante del Gruppo di Monza dei carabinieri.
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