Passa ai contenuti principali

L'ospedale di Desio, l'accorpamento con Monza ed il solito gioco delle tre carte del PD.

L'ingresso dell'ospedale di Desio



Dove siano stati al momento della votazione non è dato saperlo. Ora sparlano e urlano, si stracciano da dosso tutte le vesti che hanno. Ed usano parole dure. Eppure, quando all'interno della riforma sanitaria si è votato per accorpare le direzioni dell'ospedale di Desio con quella di Monza, anche i consiglieri regionali del Partito Democratico hanno alzato la mano favorevolmente. Compreso Enrico Brambilla, ex sindaco di Vimercate e capogruppo del PD in regione Lombardia.
Eppure a sentire il sindaco di Desio, Roberto Corti, ed il presidente della provincia di Monza e Brianza, Gigi Ponti, questa riforma sarebbe "demenziale". Di demenziale c'è che questo sia il risultato di una guerra interna al Partito Democratico, che grazie a tanti (troppi) sindaci che esprime nei comuni della Brianza riesce a far sentire la propria stridula voce.
Luigi Losa, ex direttore de "Il Cittadino" e da sempre sostenitore della provincia di Monza, scrive così dalle colonne del settimanale che ha diretto per un lunghissimo periodo:
"L’accorpamento di Desio con Monza è infatti arrivato dopo che l’originaria idea di unire Monza con Vimercate aveva suscitato la reazione dell’intera Brianza est, sempre molto coesa e compatta nel rivendicare la sua autonomia e “diversità” (è così da sempre ed è stato così anche per la provincia). Facendo leva sull’ex sindaco Enrico Brambilla - ora influente capogruppo del Pd in Regione - il suo successore e “figlioccio” alla guida di Vimercate, Paolo Brambilla, alla fine l’ha spuntata".

Ad evidenziare questa "anomalia" non siamo stati certamente noi di Desio in Padania. Eppure, anche questa volta, i piddini fanno il gioco delle tre carte, come i napoletani fuori dall'Autogrill. Da una parte "quelli del vimercatese" hanno spinto e sono riusciti ad ottenere di mandare l'ospedale di Desio con Monza, mentre i "desiani", Roberto Corti in testa, non si sono accorti di nulla salvo poi, a giochi fatti, stracciarsi le vesti di cui accennavamo all'inizio di questo articolo per poi scagliarsi contro Roberto Maroni, la Regione Lombardia e la Lega Nord. Che squallore.
Dopo mesi di discussione della riforma in consiglio regionale il sindaco di Desio ed il presidente della Provincia di Monza e Brianza non hanno mai parlato con il loro capogruppo in Regione, che è stato il promotore di quello che loro definiscono una cosa demenziale? Evidentemente no, oppure contando come il due di picche a briscola non sono stati minimamente considerati. E la consigliere regionale Laura Barzaghi, ex sindaco di Nova Milanese, che ruolo ha avuto? Nulla da rilevare, se non questa dichiarazione riportata sempre dal settimanale "Il Cittadino":
"La scelta di accorpare Desio con Monza e lasciare il resto con Vimercate è demenziale e del tutto improvvisata".
Oggi che la riforma è passata la loro operazione di protesta è classificabile solo come marketing elettorale per il prossimo anno, quando Desio andrà al voto per eleggere il nuovo sindaco. La Lega Nord, oggi data tra i favoriti, è l'avversario da sconfiggere e tutte le armi sono lecite.
Altro che responsabilità, colpe e demenzialità affibiate a Roberto Maroni: questo pasticcio è figlio del PD. Ed è stato proprio il presidente Roberto Maroni, intervenuto a Monza venerdì scorso alla presentazione della riforma sanitaria, a dare la propria disponibilità a rivedere l'accorpamento così come chiesto a gran voce dai medici e dalle dirigenze delle aziende sanitarie della Brianza, che hanno evidenziato una serie di criticità. "Ci torneremo sopra ed entro il 31 ottobre decideremo se sarà così o meno" ha dichiarato il presidente di Regione Lombardia.





Post popolari in questo blog

«Così ho visto arrivare in Brianza la ’ndrangheta». I ricordi del generale Boscarato

«IN QUEL TEMPO Monza e la Brianza erano afflitti dal fenomeno dei sequestri di persona. La ’ndrangheta stava mettendo le sue radici dopo che negli anni ’70 l’istituto del soggiorno obbligato aveva portato in questo territorio decine di malavitosi provenienti dalla Calabria. In un ambiente ricco come questo fecero salire al Nord i loro compari e si organizzarono». A raccontarlo un testimone d’eccezione: si chiama Sergio Boscarato, ha 76 anni e oggi è generale in congedo dei carabinieri. Fra il 1982 e il 1986, con il grado di tenente colonnello, fu comandante del Gruppo di Monza dei carabinieri.

"L’han giurato, li ho visti in Pontida"

Mezzago, l'ombra della malavita dalla Calabria sulla Stalingrado brianzola

Nemmeno Mezzago è immune alle infiltrazioni della criminalità organizzata. In quella che per percentuali elettorali si potrebbe definire la "Stalingrado della Brianza, si denota il fallimento della sinistra paladina della lotta all'illegalità.