Passa ai contenuti principali

Arcore, controllore aggredito: aveva chiesto a tre ragazzi di mostrargli il biglietto




Oramai siamo alle barbarie. Nel giro di poche settimane ci troviamo nuovamente davanti ad una notizia del genere. Ormai questa è la normalità. Come quando a dettare regole era la legge del più forte. Come nel bronx, come in una società sregolata. Come in certi film, dove la violenza è quotidianità.

Siamo ad Arcore, in Brianza, a due passi da Desio. In tre contro uno. In pieno giorno. E ancora una volta è stato un controllore di Trenord la vittima. Il motivo dell'aggressione è sconcertante: aveva chiesto a tre ragazzi di mostrargli il biglietto. E' successo ieri pomeriggio intorno alle 16,30. A bordo di un convoglio appena partito da Monza, i tre giovani - tutti di origine maghrebina - due dei quali minorenni, hanno aggredito il capotreno, un cinquantenne di Civate, colpendolo al volto. La violenza e l'aggressione sono scattate quando l'uomo ha cercato di svolgere il proprio lavoro ed ha chiesto loro il biglietto. Ovviamente, inutile dirlo, i ragazzi erano senza biglietto. Ormai il copione si ripete: si sale senza biglietto, ed per evitare una semplice multa si muovono le mani. Si usa violenza.
Dove sono i soloni di sinistra, quelli che ad ogni occasione si riempiono la bocca di non-violenza, rispetto, pace e dialogo? Cosa dicono davanti ad episodi violenti come questo? Nulla, non dicono nulla. Tacciono schifosamente, complicemente ed ipocritamente. Che schifo.
All'interno del trio, due ragazzi hanno già dei precedenti per reati contro il patrimonio. Eccoli i nuovi italiani. Il controllore ha riportato lievi contusioni, nulla di grave per fortuna. Ma la gravità non è data dal bolelttino medico della vittima, bensì dal gesto in sè, che ormai sta diventando - purtroppo - tragica consuetudine.




Post popolari in questo blog

«Così ho visto arrivare in Brianza la ’ndrangheta». I ricordi del generale Boscarato

«IN QUEL TEMPO Monza e la Brianza erano afflitti dal fenomeno dei sequestri di persona. La ’ndrangheta stava mettendo le sue radici dopo che negli anni ’70 l’istituto del soggiorno obbligato aveva portato in questo territorio decine di malavitosi provenienti dalla Calabria. In un ambiente ricco come questo fecero salire al Nord i loro compari e si organizzarono». A raccontarlo un testimone d’eccezione: si chiama Sergio Boscarato, ha 76 anni e oggi è generale in congedo dei carabinieri. Fra il 1982 e il 1986, con il grado di tenente colonnello, fu comandante del Gruppo di Monza dei carabinieri.

"L’han giurato, li ho visti in Pontida"

Mezzago, l'ombra della malavita dalla Calabria sulla Stalingrado brianzola

Nemmeno Mezzago è immune alle infiltrazioni della criminalità organizzata. In quella che per percentuali elettorali si potrebbe definire la "Stalingrado della Brianza, si denota il fallimento della sinistra paladina della lotta all'illegalità.