L'ex sede del Giudice di Pace a Desio |
Con i governi di centrosinistra - non eletti da nessuno - che stanno sgovernando in questi ultimi anni, Desio ha perso le sedi del Tribunale e del Giudice di Pace.
Ora, con una norma inserita nell'ultimo decreto milleproroghe, i sindaci hanno la possibilità di chiedere il mantenimento dei giudici di pace soppressi, tra cui quello di Desio. Dovranno però essere i comuni ad accollarsi tutte le spese di gestione e mantenimento: una vera presa in giro, visto che dallo stato continuano a tagliare i trasferimenti ed imporre vincoli, come quello del patto di stabilità, che impediscono ai comuni di poter utilizzare i propri soldi.
Sarà anche vero che "Fa' e disfa' l'è tutt un laurà", come si dice in Brianza, ma qui assistiamo all'ennesima presa in giro dello stato italiano. Prima ti chiudono un servizio, poi ti danno la possibilità di chiedere la riapertura ma a tutto a tue spese. Come è possibile chiedere a chi non ha soldi ed è stato messo in ginocchio dai continui tagli di accollarsi ulteriori spese? Solo in italia può succedere una cosa del genere, è assurdo. Nel giro di poco tempo la nostra città ha perso due servizi che creavano indotto e portavano a Desio centinaia di persone. Inoltre, abbiamo due nuovi edifici abbandonati in pieno centro. Di questo i desiani devono solo ringraziare il governo, le forze politiche che lo sostengono e chi non ha fatto nulla per fermare questo scempio.
Il bacino di utenza del Giudice di pace di Desio è di oltre quattrocentomila abitanti: praticamente, mezza provincia di Monza e Brianza. A volte i soldi si trovano per qualunque cosa, a volte invece no. Noi di Desio in Padania ci auguriamo che vengano reperiti i fondi necessari a riattivare un servizio la cui assenza, ha provocato un danno economico alla nostra città. Se invece ci fossero le disponibilità economiche, che il sindaco Roberto Corti si dia una svegliata e faccia la richiesta di riapertura. Anzichè dare lezioni di legalità, si adoperi per trattenere sul nostro territorio quelle strutture che di legalità se ne occupano.