Passa ai contenuti principali

PD ed inceneritore, il gioco delle parti? Trasformismo politico, ma non è Giolitti

Un partito schizofrenico o il gioco delle parti? In Lombardia esistono più inceneritori di quelli che servono. L'aumentare della raccolta differenziata ha fatto in modo che sia diminuita la quantità di rifiuti da incenerire. Nello smaltimento dei rifiuti la nostra regione - a differenza di altre - è autosufficiente.


L'inceneritore di Desio


A livello nazionale, con il decreto Sblocca Italia voluto da Matteo Renzi (Partito Democratico), si è fatto in modo che i rifiuti delle regioni che non sono capaci di smaltirseli, debbano essere mandati negli inceneritori già esistenti in altre regioni, come la Lombardia. In questo modo, addio alla riconversione e dismissione degli incenritori "in più". Abbiamo già affrontato l'argomento in questo post

Ora, non contenti di questo, quelli del Partito Democratico stanno tentando un'operazione per mantenere in vita anche il termovalorizzatore di Desio, uno dei più piccoli presenti nella nostra regione. Uno dei primi da chiudere. La situazione è questa. I comuni di soci di BEA, la società che gestisce l'inceneritore, non hanno rifiuti a sufficienza per farlo funzionare a pieno regime, causa l'elevata percentuale di raccolta differenziata ed il piano di ampliamento approvato dall'assemblea dei soci (i comuni). Assemblea dei soci che è formata dai sindaci dei comuni, che sono in stragrande maggioranza del PD. Gli stessi sindaci sono quelli che hanno votato a favore della fusione tra BEA e CEM, una società di comuni del vimercatese e dell'est provincia di Milano che gestisce la raccolta di rifiuti. Lo scopo di questa fusione è quello di creare una unica società e permettere all'inceneritore di Desio di smaltire i rifiuti dei comuni soci, soprattutto quelli portati in dote dalla fusione. In questo modo, è garantita lunga vita all'inceneritore di Desio.

L'operazione è sponsorizzata e voluta dai vertici provinciali del Partito Democratico, a partire da Gigi Ponti, sindaco di Cesano Maderno e presidente della Provincia di Monza e Brianza. Quando questa delibera è arrivata sui banchi del consiglio provinciale, anche il numero uno (sulla carta) del PD brianzolo ha votato a favore. Si tratta di Pietro Virtuani, giovane segretario provinciale messo lì da Gigi Ponti, che però nel suo comune di Brugherio ha espresso forti perplessità circa l'operazione. Ma allora, viene da dire, perchè l'ha votata?
E poi - dulcis in fundo - c'è la questione Desio. Il sindaco Roberto Corti, a parole è contro questa operazione. Non per la condivisione di questa scelta, che farà di Desio la pattumiera della Brianza, ma per altre questioni. Riportiamo questo virgolettato da "Il Cittadino": "Contestiamo innanzitutto il metodo: i soci sono stati scavalcati. Abbiamo trovato la proposta già confezionata. Chi ha preso questa decisione? La questione è complessa, noi avevamo chiesto tempo per approfondirla. Perché tutta questa urgenza?". E' evidente che il suo voto contrario sia solo una questione di metodo, e non di contenuto.
Hai capito quelli del PD? Per lavarsi la faccia e la coscienza fanno i finti paladini dell'ambiente e si dicono contrari - a parole - a questo progetto. Votano contro, ma solo per una questione formale. E' il gioco delle parti. Dopotutto, uno dei protagonisti dell'operazione è Gigi Ponti. Presidente di provincia, divenuto tale anche grazie ai loro voti ed al loro appoggio. Sì, il Partito Democratico di Desio ha sostenuto e votato in massa Gigi Ponti.

Post popolari in questo blog

«Così ho visto arrivare in Brianza la ’ndrangheta». I ricordi del generale Boscarato

«IN QUEL TEMPO Monza e la Brianza erano afflitti dal fenomeno dei sequestri di persona. La ’ndrangheta stava mettendo le sue radici dopo che negli anni ’70 l’istituto del soggiorno obbligato aveva portato in questo territorio decine di malavitosi provenienti dalla Calabria. In un ambiente ricco come questo fecero salire al Nord i loro compari e si organizzarono». A raccontarlo un testimone d’eccezione: si chiama Sergio Boscarato, ha 76 anni e oggi è generale in congedo dei carabinieri. Fra il 1982 e il 1986, con il grado di tenente colonnello, fu comandante del Gruppo di Monza dei carabinieri.

"L’han giurato, li ho visti in Pontida"

Mezzago, l'ombra della malavita dalla Calabria sulla Stalingrado brianzola

Nemmeno Mezzago è immune alle infiltrazioni della criminalità organizzata. In quella che per percentuali elettorali si potrebbe definire la "Stalingrado della Brianza, si denota il fallimento della sinistra paladina della lotta all'illegalità.