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Moschea, questione montata ad arte? Ecco le capriole del sindaco, costretto a retromarcia da migliaia di firme

E' vero, le bugie hanno le gambe Corti. "La questione è stata montata ad arte da chi ha voluto speculare e ha raccontato, tra l'altro, tante falsità". Così il sindaco di Desio ha commentato in consiglio comunale le oltre duemila firme raccolte contro la costruzione della moschea sull'area verde tra via Roma e via Rossini.

Roberto Corti, sindaco di Desio:


Spiace che il primo cittadino di una città importante come la nostra sprechi il suo tempo a far passare per falsi i promotori di un comitato che, nel giro di dieci giorni, ha raccolto più di duemilacinquecento firme e sta raggiungendo le tremila.

Come è nato il comitato NoMoschea? Semplice, tutto ha avuto origine dopo aver letto le parole di Roberto Corti, sindaco di Desio con in tasca la tessera del Partito Democratico, riportate in un articolo apparso il 6 settembre su "Il Giorno". Tra l'altro questo articolo è stato riportato anche sul sito ufficiale del PD desiano, censurandone diverse parti.

Il nostro primo cittadino diceva testuali parole:
«Moschea? Ma quale moschea? Sarebbe un centro islamico. E perché no? Se ne hanno bisogno, se hanno il titolo per farlo, non possiamo fare discriminazioni».
Probabilmente, secondo il sindaco di Desio c'è differenza anche tra zuppa e pan bagnato. Spazzino ed operatore ecologico sono due professioni diverse, così come maglietta e t-shirt sono due indumenti che non hanno a che vedere tra loro. Non pago di ciò, ecco che si è lasciato andare ad altre dichiarazioni, sempre riportate nello stesso articolo:
«Alcuni mesi fa siamo stati proprio noi a incontrare tutti i rappresentanti delle varie congregazioni religiose sul territorio – spiega il primo cittadino – dicendo loro che se hanno bisogno di nuovi spazi di fare apposita richiesta, ma a una condizione che sul terreno in oggetto avessero dei diritti di proprietà o quanto meno una promessa concreta di averli a breve. So che l’area in oggetto è privata, un terreno attorniato da alte siepi, accanto al campo da calcio, ma non abbiamo ancora verificato tutta la documentazione».
Da qui, salvo un diverso modo di interpretare la comprensione del significato, si capisce che sia stato proprio il sindaco a suggerire alla comunità islamica di avanzare nuove richieste per l'individuazione di spazi da destinare alla realizzazione di una moschea. Cogliendo la palla al balzo, l'associazione dei pakistani si è giustamente e legittimamente mossa in questa direzione per perseguire un proprio obiettivo su spunto, appunto, del sindaco.

Ma tutto ciò non basta. Roberto Corti, forse tuttologo, dimostra alla perfezione di avere il "suo" PGT pienamente sotto controllo:
«Il terreno credo fosse già a servizi – dice il sindaco – andrebbe modificata la destinazione, per renderlo adatto alla costruzione di luoghi di culto. Verificheremo per elaborare la risposta ufficiale».
Il sindaco di Desio “crede” di sapere che il terreno sia destinato a servizi; noi invece sappiamo bene che è destinato a giardini pubblici, e così deve rimanere. Il sindaco termina dicendo che per renderlo adatto alla costruzione di luoghi di culto andrebbe modificata la destinazione d'uso.

Queste le sue dichiarazioni, questa la sua posizione ufficiale riportata dalla stampa locale. Dopo le sue parole, è iniziata la mobilitazione che ha visto i gazebo del comitato - formato da Lega Nord, Lista civica per Desio e Forza Italia - raccogliere migliaia di adesioni. Poi, la retromarcia, il cambio di idea dicendo che l'osservazione cozzava contro le linee guida dell'amministrazione comunale in fatto di consumo del suolo.

Sindaco, se fosse stato davvero così, non poteva dirlo subito? Carta canta, la sua è stata una bella marcia indietro dovuta alla reazione dei desiani, che in larghissima maggioranza non vogliono la realizzazione di una nuova Moschea (o Centro islamico, come lei in modo più fine preferisce chiamarlo). Gli stessi desiani che forse, ma diciamo forse, non vogliono più nemmeno Lei.

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