Festeggiano la Liberazione, sfilano come soldatini. Gli stessi di cui celebrano la cacciata. Una pace conquistata con la guerra, macchiata da innumerevoli gocce di sangue. Una pace conquistata grazie al fondamentale aiuto degli Stati Uniti, ma guai a nominarli. Loro sono Partigiani. Ma noi ci permettiamo di pensare che quelli veri si rivoltino nelle loro tombe a sapere cosa combinano chi oggi li scimmiotta. Ma questo è un altro discorso.
Il corteo del 25 aprile |
Sfilano in un corteo grigio e striminzito, tra i passanti della domenica mattina desiana quasi indifferenti. Non fosse per la banda, nessuno si accorgerebbe. Un paio di bandiere di partito a ricordare una lista presente alle prossime elezioni per il parlamento europeo, nella speranza di raccattare qualche voto sparuto.
Quattro gatti ad ascoltare i discorsi del sindaco Roberto Corti e della senatrice Lucrezia Ricchiuti, entrambi del Partito Democratico. Qualche componente della giunta tra il pubblico, una manciata di consiglieri comunali, qualche supporters accanito di sinistra, alcuni addetti ai lavori, qualche curioso. Stop.
Poca, pochissima gente. Gli appelli ad esporre il tricolore dalle finestre? Andato a vuoto. Si avrà sicuramente più fortuna in occasione dei mondiali di calcio. Il 25 aprile non interessa più a nessuno. Monopolizzata dai partiti della sinistra, non è più una festa patrimonio di tutti. E' una festa dell'Unità legalizzata.
Sfilano per festeggiare la liberazione dal nazismo e la sconfitta delle dittature. Forse non si sono accorti che oggi, nel 2014, fate voi il conto a quanti anni di distanza dalla fine della Seconda guerra mondiale, l'Europa è ancora dominata dalla Germania. L'Unione Europea impone norme e direttive che gli stati nazionali devono rispettare. Il presidente del Consiglio italiano non è stato eletto da nessuno, è stato nominato. Il contrario della democrazia. No, forse non si sono accorti. C'è poco da festeggiare.