Chiusa da anni, la Gavazzi ormai è un rudere in pieno centro. Il presidente Origgi: "Rilancio affidato a nuovo governatore".
Può essere considerata ormai un rudere abbandonato. In pieno centro città. La vecchia casa di riposo di corso Italia è chiusa da anni.
Le tapparelle abbassate, il portone d'ingresso serrato, il cancello chiuso, il giardino incolto. "Non l'abbiamo dimenticata" dice Enrico Origgi presidente del consiglio d'amministrazione della Gavazzi.
"Da tempo stiamo cercando di lanciare un progetto per la riqualificazione e il riutilizzo dell'edificio", spiega, per poi ammettere: "Tutto resta bloccato". IL motivo è sempre lo stesso, quello che affligge tutti quanti. La crisi economica. "Non ci sono soldi" dice Origgi. IL cda e la giunta comunale stanno lavorando ad un progetto di rilancio. "Fin dal nostro insediamento, quasi due anni fa - spiega l'assessore ai servizi sociali Franca Biella - ci siamo interessati e abbiamo istituito due tavoli di lavoro, uno tecnico e uno politico. Volevamo confrontarci sul destino dell'edificio. Abbiamo pensato ad una serie di proposte. L'idea è quella di istituire un bando per cercare un operatore interessato alla gestione della struttura e alla sua riqualificazione".
Le idee ci sono: "La vecchia casa di riposo - spiega ancora l'assessore - potrebbe diventare un punto di riferimento per i servizi alla persona. Potrebbe ospitare degli appartamenti protetti, per anziani dimessi dall'ospedale ma che non sono in grado di vivere da soli. Nel contempo, potrebbe diventare anche sede di poliambulatori medici o di un centro benessere. Le ipotesi sono tante, noi le abbiamo elencate. Ma come amministrazione comunale, il nostro ruolo è semplicemente quello di fare da facilitatori. La palla passa al cda dell'ente".
I tavoli di lavoro si sono riuniti a cadenza regolare e si riuniranno ancora. "C'è poco da fare - ammette il presidente Origgi - abbiamo incontrato molte imprese, società, cooperative, associazioni. Tutti riconoscono che il progetto è ambizioso e si dicono interessati. Poi, però, si tirano indietro: i tempi sono amari per tutti ed è difficile trovare qualcuno disposto ad investire". La struttura rischia di restare chiusa ancora per tanto tempo. Ormai sono persi i 60 posti letto accreditati con la regione. Era un fiore all'occhiello per la città. Un patrimonio prezioso per Desio e la Brianza. Ora sta diventando una vergogna.
"Confidiamo nella nuova giunta regionale - dice Origgi, con un tocco di ottimismo - speriamo che il presidente Maroni e l'assessore al welfare ci diano ascolto e ci sostengano nel rilancio dell'edificio".