Passa ai contenuti principali

Si chiama Francesco, non Francesco I. Qualcuno lo spieghi al sindaco di Desio

Hanno inviato a Papa Francesco "I più calorosi auspici per la Missione che Lo attende", ma si sono anche resi protagonisti di una clamorosa gaffe. Il sindaco Roberto Corti ed il presidente del consiglio comunale Carmine Messaggiero hanno scritto al nuovo Pontefice.

Nella tradizione, il Papa che per primo assume un nuovo nome non lo fa seguire da un numero. E' il caso del nuovo Pontefice, che si chiama Francesco e non Francesco I, come dichiarato da padre federico Lombardi, direttore della sala stampa della Santa Sede. 
Venerdì scorso i consiglieri comunali e gli assessori hanno ricevuto "Per opportuna conoscenza -come si legge nella presentazione-  il messaggio di felicitazioni inviato a Sua Santità Papa Francesco I", firmato dal sindaco Roberto Corti e dal presidente del consiglio comunale Carmine Messaggiero a nome della città di Desio.
Sono bastate le poche righe di un messaggio -non datato- a mettere in imbarazzo la Città che indubbiamente è onorata di aver dato i natali a Papa Pio XI, ma di sicuro si vergogna un po' per la gaffe (di cattivo augurio) in cui il Sindaco e il Presidente del Consiglio Comunale hanno trascinato tutti i Desiani. Un Sindaco cresciuto a pane ed oratorio  ed un Presidente del Consiglio Comunale uomo di esperienza che si sta avvicinando alla fede. 

Ci sono problemi molto più gravi a Desio, è vero. In questo caso la questione è solo di cortesia e rispetto. A volte però la cortesia, il rispetto e l'eleganza (che spesso manca ad alcune persone) sono altrettanto importanti. É stato giusto che i rappresentati della Città -a nome Nostro- abbiano manifestato le proprie felicitazione al nuovo Pontefice, che diventerà Francesco I solo quando ci sarà un Francesco II.
Qualcuno lo spieghi al Sindaco Corti e lunga vita a Papa Francesco!

Post popolari in questo blog

«Così ho visto arrivare in Brianza la ’ndrangheta». I ricordi del generale Boscarato

«IN QUEL TEMPO Monza e la Brianza erano afflitti dal fenomeno dei sequestri di persona. La ’ndrangheta stava mettendo le sue radici dopo che negli anni ’70 l’istituto del soggiorno obbligato aveva portato in questo territorio decine di malavitosi provenienti dalla Calabria. In un ambiente ricco come questo fecero salire al Nord i loro compari e si organizzarono». A raccontarlo un testimone d’eccezione: si chiama Sergio Boscarato, ha 76 anni e oggi è generale in congedo dei carabinieri. Fra il 1982 e il 1986, con il grado di tenente colonnello, fu comandante del Gruppo di Monza dei carabinieri.

"L’han giurato, li ho visti in Pontida"

Mezzago, l'ombra della malavita dalla Calabria sulla Stalingrado brianzola

Nemmeno Mezzago è immune alle infiltrazioni della criminalità organizzata. In quella che per percentuali elettorali si potrebbe definire la "Stalingrado della Brianza, si denota il fallimento della sinistra paladina della lotta all'illegalità.