Lo stato non paga più per il mantenimento degli stranieri e scarica il peso dell'assistenza sui comuni, che però insorgono. Almeno quelli guidati da sindaci leghisti, come Aicurzio, in provincia di Monza e Brianza. A Desio i profughi sono stati ospitati in un appartamento del comune in via XXV aprile. Per loro subito una casa e aiuti, per i desiani ci sono solo code, attese e tasse da pagare.
Per quanto tempo aiutare ancora i profughi (veri e presunti) arrivati in Italia nel 2011 e assistiti con una spesa di 46 euro al giorno (80 euro nel caso di minori)?
Dei 158 profughi libici accolti a Milano dal 2011 ad oggi, nessun rifugiato è di nazionalità libica: 39 cittadini vengono dal Mali, 33 dalla Costa d'Avorio, 28 dal Ghana, 19 dalla Nigeria e così via. È una delle contraddizioni di una vicenda certamente umanitaria ma che, come sempre, è stata gestita all'italiana, non senza favorire businnes immorali e squallidi approfittatori. L'unica certezza sono i bilanci: e per il capoluogo meneghino si è trattato di 4 milioni di euro.
Dal 1 marzo l'emergenza Libia per il Governo italiano è terminata: il saldo complessivo ha visto circa 25.000 assistiti in tutta Italia per una spesa pubblica (ad oggi) di 1,3 miliardi di euro (circa 1.200 euro al mese per rifugiato, 14.600 euro all'anno). Soldi a cui si andrà a sommare in questi giorni la cosidetta "buonuscita": 500 euro a testa, oltre ad un permesso di soggiorno umanitario e un ticket di viaggio.
Cifre che, senza ridurre il tutto ad una semplicistica "guerra tra poveri", fanno comunque riflettere in un periodo in cui anche molti cittadini italiani sono costretti alla fame, senza però ricevere alcun tipo contributo.
Sulla riuscita dei progetti di integrazione o inserimento, ci sarebbe da fare una seria valutazione se ancora 20.000 cittadini sono di fatto sotto assistenza.
E con il rubinetto chiuso dal Governo, le varie associazioni umanitarie sono andate a batter cassa dai Comuni, per trovare ulteriori finanziamenti. E così, in una situazione già disastrata a causa del taglio dei trasferimenti e del patto di stabilità, i sindaci sono stati chiamati a un ulteriore sforzo.
In Brianza, ad esempio, il Prefetto aveva già a novembre chiamato sindaci ed assessori intorno ad un tavolo per creare un fondo per 40 mila euro, destinato prevalentemente alle famiglie con minori. Ogni comune avrebbe dovuto partecipare con 0,10 centesimi per abitante.
Questo nonostante (numeri da verificare) alcuni dei soggetti interessati (associazioni, cooperative) avrebbero registrato un saldo positivo tra soldi incassati dal ministero e quelli effettivamente spesi.
Da qui la rivolta di alcuni sindaci. «Io non ho messo e non metterò un centesimo in quel fondo - sbotta Matteo Baraggia, sindaco leghista di Aicurzio - Disperata è la nosta gente che non sa come andare avanti. Io devo occuparmi prima di tutto degli aicurziesi che non hanno da mangiare. Invece qui vedo profughi che per due anni sono stati mantenuti e non hanno fatto nulla per guadagnarsi l'autosufficienza».
Dalla Brianza all'Emilia, dal Veneto alla Sicilia, l'emergenza sembra tutt'altro che finita. Il presidente del consiglioMario Monti chiederà trasparenza anche sulla gestione dei 1.300 milioni di euro stanziati?
Articolo da "La Padania" di martedì 12 marzo 2013