Raffica di arresti, coinvolto anche l'ex assessore all'ambiente di Monza, Giovanni Antonicelli, già socialista passato poi a Forza Italia e al Pdl, imposto all'allora giunta Mariani. Il blitz conferma la lungimiranza e la necessità dell'azione di controllo che l'allora Ministro dell'Interno, Roberto Maroni, aveva potenziato sulla zona.
Giovanni Antonicelli |
Un grosso tentacolo della Camorra in Brianza è stato tranciato da una brillante operazione dei carabinieri di Monza. Un’operazione che, per l’ennesima volta, ha portato a galla i pericolosi contagi tra malavita e politica. Tra le 76 ordinanze di custodia cautelare che ieri hanno scosso una delle province più ricche e produttive del paese, spiccano infatti quella del boss Giuseppe Esposito, 61 anni, detto “Beppe occulto”, trapiantato a Villasanta, e quella dell’ex assessore all’Ambiente del capoluogo brianteo, Giovanni Antonicelli, ex socialista passato poi a Forza Italia e al Pdl.
L’indagine, partita nel 2010, prende il nome dal ponte che si era creato tra la Campania e la Brianza: “Briantenopea”. Un’operazione che, partita per far luce su alcune anomale rapine a Gorgonzola, Arcore e Brugherio, aveva poco alla volta svelato una pericolosa rete camorristica. I clan di riferimento erano quelli dei Gionta e dei Mariano.
Il reato contestato è di associazione a delinquere, finalizzata alla commissione di gravi delitti quali rapine, estorsioni, usura, furti, ricettazione, al riciclaggio, spaccio di banconote false, detenzione illecita di sostanze stupefacenti e di armi e di reati contro la pubblica amministrazione.
Delicata la posizione di Antonicelli che dovrà difendersi dall’accusa di aver comprato voti: 30 euro per la singola preferenza, 50 euro per l’appoggio di una intera famiglia. Antonicelli avrebbe favorito Esposito, amministratore ombra di una azienda di costruzioni affidandogli la manutenzione della case Aler a Monza in cambio di voti. E per capire il ruolo di Esposito, basti dire che nelle intercettazioni emergerebbe un suo incontro in Brianza con il super-boss della camorra Mario Savio, detto il «boss scrittore», uno dei capi storici della camorra cutoliana.
Si chiude così, definitivamente, la lunghissima parentesi politica di Antonicelli, in Consiglio comunale a Monza dal 1992. L’esponente Pdl, uomo forte della corrente brianzola di Massimo Ponzoni, altro assessore regionale finito nei guai giudiziari per vicende tutte da chiarire, era stato assessore nella Giunta di centrodestra guidata dal sindaco leghista Marco Mariani. Un nome imposto, quello di Antonicelli, con cui la compagine del Carroccio non ha mai avuto un grosso feeling. Rapporti freddi, distaccati, che alla fine erano esplosi con le dimissioni dello stesso Antonicelli dalla Giunta, nel febbraio del 2012.
Tra gli episodi di maggior attrito tra il gruppo consiliare della Lega Nord e l’assessore Antonicelli c’era in primis la volontà di quest’ultimo di realizzare all’interno del cimitero cittadino uno dei forni crematori più grandi d’Europa: una struttura che avrebbe “incenerito” almeno 1200 salme all’anno. Ma da lì sarebbero passate anche tutte le bare in zinco da smaltire in Lombardia. Un’operazione che non piaceva e non convinceva la Lega, schieratasi con i comitati civici di Monza e Brugherio che raccolsero in pochi giorni oltre 2000 firme a rappresentanza di circa 20mila cittadini. E dopo un preventivo via libera della Regione, l’operazione naufragò, con sollievo per gli alunni delle tre scuole che distavano poche centinaia di metri dall’area destinata al forno.
L’operazione di Monza conferma la lungimiranza e la necessità dell’azione di controllo che l’allora ministro dell’Interno, Roberto Maroni, aveva potenziato sulla Brianza, dopo che la Lega aveva decretato la fine dell’Amministrazione comunale di Desio, sotto i riflettori per le presunte infiltrazioni ‘ndranghetiste. «Sindaco, hai preso una decisione coraggiosa»: una pacca sulla spalla e parole di incoraggiamento. Già nell’ottobre del 2011 in prefettura a Milano, Maroni aveva firmato un protocollo per la legalità con 22 comuni delle province di Milano e di Monza-Brianza. In base all'intesa, ministero e singole municipalità avrebbero collaborato per prevenire e contrastare infiltrazioni mafiose. Infiltrazioni che avevano toccato pesantemente anche i territorio di Giussano e Seregno. Comuni che di recente sono stati risarciti con centomila euro ciascuno a titolo di risarcimento dopo essersi costituiti parti civili nel processo che si è concluso poche settimane fa in relazione ad una faida di ’ndrangheta in Lombardia e in Brianza che aveva portato al compimento di tre omicidi.