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PD contro il territorio, in Brianza via libera agli ipermercati cinesi

C'è chi, nel Lazio, è sotto assedio mediatico e giudiziario (giustamente) per aver banchettato a ostriche e dilapidato soldi pubblici. Ma c’è anche chi, in Brianza, dilapida territorio e tessuto socio-economico con operazioni urbanistiche silenziose e devastanti. Ma nessuno ne parla.

Per questo la segreteria provinciale e il gruppo consigliare provinciale del Carroccio di Monza e Brianza sono saliti sulle barricate nel tentativo, estremo, di fermare una vera e propria invasione cinese sotto casa.


Il Comune di Agrate Brianza, a guida Pd, ha infatti dato il via alla realizzazione di uno dei più imponenti centri commerciali cinesi della Lombardia.
Un’operazione venduta ai cittadini come strumento per portare nelle casse comunali svariati milioni di euro in oneri di urbanizzazione. Un’operazione, in realtà, che oltre a portare concorrenza di dubbia lealtà al commercio locale, rischia di veicolare centinaia di migliaia di prodotti “made in China” che, negli ultimi mesi, hanno riempito le cronache nazionali per l’assoluta mancanza di rispetto delle norme europee di fabbricazione. Queste le preoccupazioni espresse dal Carroccio.
In numeri sono impressionanti: il programma Integrato di Intervento approvato dal Consiglio comunale di Agrate prevede la realizzazione di un comparto di distribuzione all’ingrosso che si estenderà su una superficie di 42.760 metri quadrati. Un mega centro con gli occhi a mandorla destinato, oltre tutto, a mandare in tilt il traffico locale.
Ma sono gli aspetti sociali ed economici ad aver spinto il gruppo consigliare provinciale, guidato da Stefano Tagliabue, a chiedere alla Giunta di bloccare in qualche modo l’iter avviato dal Comune.

I precedenti sono poco rassicuranti. La Guardia di Finanza, l’8 settembre scorso, presso il “999 Mercatone” di Desio ha provveduto al sequestro di materiali irregolari in quanto privi della necessaria autorizzazione alla vendita, tra cui addirittura vere e proprie armi. In un magazzino cinese di Monza, grazie ad una operazione collegata ai sequestri di Desio, è stata effettuata una perquisizione che ha fatto scopire un campionario di pericolosi sfollagente e “nunchaku” non conformi alle norme comunitarie.

Il 999 Mercatone di Desio: sequestrate armi improprie

A Concorezzo, pochi passi da Monza, nei primi giorni di settembre era arrivata la Guardia di Finanza di Padova: mossa da un’operazione volta a smantellare la concorrenza sleale di prodotti “made in China, le Fiamme gialle hanno sequestrato 1 milione e 700.000 articoli di cancelleria non conformi ai nostri standard di sicurezza, privi di etichetta con la ragione sociale del produttore, senza bollino della Unione europea, senza naturalmente l'indicazione degli elementi utilizzati, con il forte rischio che fossero tossici. Alla faccia dei bambini che li avrebbero usati per i loro primi giorni di scuola. Inutile poi citare la battaglia di Regione Lombardia contro le bolle di sapone tossiche sempre made in China, che ha portato in ospedale anche diversi bambini in provincia di Torino.
“Noi chiediamo alla Provincia – spiega Tagliabue nell’ordine del giorno presentato in aula - di non accogliere l’ipotesi di variante urbanistica prevista dal Comune di Agrate e di concertare un’opportunità diversa per riqualificare un comparto oggi dismesso”.

E non è l’unico scherzetto fatto al territorio dal Pd. La precedente Giunta di Villasanta ha infatti lasciato in eredità alla maggioranza a guida Lega un impressionante ampliamento del centro commerciale esistente: solo una delicata operazione del sindaco Emilio Merlo è riuscita a contenere lo schiaffo al commercio locale, in linea con le direttive della segreteria provinciale che si è più volte espressa contro nuovi maxi-strutture e anche contro l’ampliamento delle esistenti.

Il Gigante di Villasanta

A Vimercate, alla faccia della classe operaia, la maggioranza di centrosinistra sta difendendo il direttore generale coinvolto in un clamoroso errore di calcolo: in premi di produzione sono stati dati circa 2,5 milioni di euro in più, e ora, a distanza di anni, si chiede al personale (anche quello in pensione), di restituirli… Evviva il comunismo.

Un Pd decisamente sui generis, dunque, quello brianzolo. Con tanto di cameo finale. La neogiunta di Arcore, che poche settimane fa si era distinta per aver estirpato i cartelli bilingue voluti dalla Lega, oggi traballa: ad alcuni assessori (uno, Raffaele Mantegazza, si è già dimesso) non è piaciuto un pranzo del sindaco Rosalba Colombo. Dove? A casa di Silvio Berlusconi, ovviamente. Matteo Renzi ha fatto scuola…

Articolo di Massimiliano Capitanio, da "La Padania" di sabato 22 settembre 2012

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