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Mafia, sciolti due comuni in Sicilia. I sindaci erano eletti con PD e UDC

Il Consiglio dei Ministri ha disposto il commissariamento del Comune di Misilmeri (Palermo) e del Comune di Campobello di Mazara (Trapani), a seguito, si legge nel comunicato di Palazzo Chigi, ''dell'accertamento di infiltrazioni della criminalita' organizzata che condizionano l'attivita' dell'amministrazione locale''.
La gestione amministrativa viene affidata a commissioni straordinarie che eserciteranno le funzioni spettanti al Consiglio comunale, alla giunta e al Sindaco, fino all'insediamento degli organi ordinari.
 
Il sindaco di Misilmeri, Piero D'aì, è stato eletto a capo di una coalizione con UDC e liste civiche. Il sindaco di Campobello di Mazara, del Partito Democratico, è stato eletto in una coalzione di centrosinistra.

L'ex sindaco di Campobello di Mazara, eletto con il PD

Ma i mafiosi non erano gli altri? Dov'è Bersani? E la Bindi?Il Governo ha sciolto due comuni in Sicilia per mafia: Campobello di Mazara e Misilmeri. L’accusa per i due sindaci è di essere stati vicini (molto vicini) a Matteo Messina Denaro, il boss latitante da quasi vent’anni. Curioso, al limite del ridicolo, il caso di Campobello di Mazara: il sindaco, Ciro Caravà (del  Partito Democratico), è in galera dallo scorso dicembre perché accusato di aver garantito coperture a Messina Denaro e di aver pagato alcuni viaggi ai familiari di altri boss detenuti fuori dall’isola.
Nonostante la mole di indizi, prove e intercettazioni, Caravà si è sempre rifiutato di dimettersi (a differenza della giunta e del consiglio). D’altronde, lui inaugurava i beni confiscati ai boss, diceva di essere un campione dell’antimafia. Una recita. Ma in tutto questo melodramma criminale, il suo partito, il Pd, dov’era? Avete letto da qualche parte, su Repubblica o Corriere, notizie riguardo il signor Ciro Caravà, il sindaco galeotto ma ancora in carica? Avete sentito i soliti ritornelli contro le infiltrazioni mafiose nella politica che tanto piacciono a quelli come Rosy Bindi? No. Stavolta niente gogne mediatiche, niente riti da Inquisizione spagnola: d’altronde Caravà non è né Cosentino né Alfonso Papa. La differenza, minima ma quanto mai rilevante, è tutta in una tessera di partito. Il resto, poi, non conta. Come sempre.

Campobello di Mazara, il sindaco che recitava l'antimafiaTanto tuonò che piovve si potrebbe dire ma non tutti sono stati disponibili a dare ascolto ai tuoni, anche oggi quando all'alba i carabinieri del reparto operativo di Trapani su ordine della Dda di Palermo hanno eseguito i clamorosi arresti per mafia del sindaco e di alcuni tra i suoi più affezionati sostenitori, anche di quella sorta di guardia spalle, tale Gaspare Lipari, che senza essere dipendente del Comune stazionava nell'anticamera dell'ufficio del primo cittadino. Quando i militari sono andati ad arrestarlo, il sindaco di Campobello di Mazara, Ciro Caravà, oggi del Pd (ha iniziato la carriera politica nel Pci e poi nella seconda repubblica ha attraversato tutti gli schieramenti politici da destra a sinistra), accusato di essere un uomo d'onore della cosca mafiosa del suo paese, ha detto ai carabinieri che lui con la mafia non c'entra nulla, che stavano sbagliando ad arrestarlo, stavano facendo uno scambio di persona. Mesi addietro aveva anche gridato al complotto e protestato contro la malafede di quei cronisti (uno soltanto per la verità) che avevano dato notizia dell'ispezione prefettizia che si era conclusa con la richiesta al ministero dell'Interno di sciogliere il Comune per inquinamento mafioso. Caravà allora era al primo mandato, nonostante tutto questo, è riuscito a ricandidarsi col Pd e a farsi rieleggere sindaco, dicendo che erano fandonie quelle che giravano sul suo conto, anche quando pochi giorni addietro gli è arrivato un avviso di conclusione delle indagini per tentata estorsione. Continua a leggere...

Arrestato il sindaco antimafia di Campobello. "Era organico al clan di Messina Denaro"Ciro Caravà è accusato di associazione mafiosa. Secondo la Dda Palermo e i carabinieri del Ros avrebbe pagato decine di biglietti aerei ai familiari dei boss detenuti al Nord e distribuito appalti alle ditte dei clan. Dalle intercettazioni è emerso anche il sostegno elettorale di Cosa nostra al primo cittadino. In manette, altre dieci persone, fra esponenti mafiosi e insospettabili ritenuti fedelissimi della Primula rossa di Cosa nostra: c'è pure un ex funzionario della prefettura di Trapani. Continua a leggere...

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