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Giancarlo Giorgetti: "Per noi padani la Merkel è più vicina di Alfano"

Bene la Merkel, così così Alfano. Giancarlo Giorgetti, responsabile economico della Lega targata Maroni, rompe il silenzio e detta la linea del Carroccio.
Giancarlo Giorgetti
Onorevole, cominciamo dal dibattito sulla sovranità. Monti è stato criticato per un'intervista allo Spiegel in cui, in sostanza, chiede che i governi abbiano più poteri rispetto ai Parlamenti. «Il dibattito sulla sovranità è fuori senso. Approvando il fiscal compact c'è già stata l'accettazione delle regole europee. Diciamo che siamo in sovranità vigilata. Però in Italia non vogliamo che, se la Bce intervenisse per calmierare lo spread, possa richiedere condizioni».
Date ragione alla Merkel? «Ognuno fai propri interessi. Lei vuole verificare dove vanno i soldi che potrebbero arrivare qui».
E qui si parla di strapotere tedesco. «Non giova dar tutta la colpa ai tedeschi. È la ricerca del capro espiatorio».
Il problema dell'Italia è la produttività? «Il Nord ha grande produttività ma è allo stremo. Il metalmeccanico di Brescia è il più produttivo al mondo e, forse, il meno pagato».
La Bce deve intervenire per aiutare l'Italia? «Sì. Gli interventi che servono per abbassare i tassi e che non strozzano la possibilità di tagliare le tasse, vanno chiesti».
È com'è possibile abbassare le tasse? «Se il memorandum chiesto dalla Bce permettesse di abbassare del 2% gli oneri sul debito pubblico, andrebbe firmato subito. Perché così si libererebbero molte risorse».
Per il momento c'è la spending review... «Sono tutti d'accordo sulla diminuzione della spesa pubblica. E tutti sanno dove sono le inefficienze.Non c'è solo il caso limite della Sicilia...».
La spending review funzionerà? «Credo ci saranno risultati inferiori alle attese perché hanno lavorato sulle piante organiche e non sugli organici di fatto».
Lei comprende le ragioni della Merkel, però la Lega è accusata di essere anti-europeista...«Noi non siamo contro l'Europa. La paura di tutti è che se l'Europa arriva a darci una mano, poi non chiude gli occhi. E ha ragione! Non possiamo pretendere che siano i tedeschi a salvare le spese allegre dell'Italia».
Era meglio pensarci prima. «È stata approvata la riforma dell'equilibrio di bilancio, che è in Costituzione. Vale per lo Stato, per le Regioni, per le Province e peri Comuni. Altro che patto di stabilità interno. Il problema è che dovrebbe essere applicata a tutti, ma finora l'unico Comune che ho letto essere stato sanzionato è quello di Torino. Lì il sindaco è Fassino. Non credo sia il peggiore in Italia!».
Per Zaia, la Sicilia sta all'Italia come la Grecia all'Europa. «Ci sono situazioni ormai insostenibili, se si applicasse l'equilibrio di bilancio il prezzo da pagare sarebbe pesantissimo. Però non ci sono alternative. Il primo principio federalista è: pareggio di bilancio per tutti».
E che ne dice della proposta di lasciare tutto il debito sulle spalle del Nord, in cambio di massima autonomia finanziaria? Fatti due calcoli, in meno di 40 anni il Settentrione potrebbe azzerarlo. «È una proposta suggestiva ma impraticabile».
Alfano teorizza un abbattimento del debito di 400 miliardi grazie alle dismissioni. «È poco praticabile nei fatti. Nelle cifre, credo sia più realistico il ministro Grilli che parla di taglio del debito per 15-20 miliardi l'anno».
Per Alfano l'Italia non dovrebbe ricorrere allo scudo anti spread. Lei cosa pensa dello scudo? «Massi, va bene. Però la Bce può attribuirlo a condizioni ben precise. Ecco perché sono giustificati i timori della Germania».
Monti vuole concludere la legislatura, sperando di "aver salvato l'Italia dalla rovina finanziaria". «Pensava di dare nuova credibilità al Paese mettendolo in sicurezza con gli oneri sul debito. Purtroppo e lo dico perché ci rimettiamo tutti non ha prodotto i risultati sperati. Berlusconi aveva altri problemi di credibilità, ma per ora abbiamo visto troppe tasse».
Monti è accusato di essere bravo nella teoria ma poco nella pratica. «Ma sa, una volta si teorizzava il divorzio tra Banca d'Italia e Tesoro, oggi si dice il contrario. Purtroppo la scelta di fare l'Europa monetaria prima di quella politica è stato un azzardo. Si devono fare gli Stati Uniti d'Europa, con i popoli che devono decidere chi comanda».
Non sembra semplice. «Anche la Fondazione Agnelli aveva teorizzato la devoluzione verso l'alto della moneta e verso il basso, cioè verso le Regioni, alcune competenze come la sanità e l'istruzione».
Crede nella tenuta dell'Euro? «Non c'è convenienza che l'Euro salti per aria. Conviene stia in piedi, alle condizioni di quei Paesi che sono in grado di dettare le condizioni».
Alcuni giornali stranieri, Financial Times in testa, hanno fatto distinguo tra Nord Italia e resto del Paese. All'estero parlano quasi come la Lega, e voi siete in difficoltà. Una beffa.«La Lega ha avuto difficoltà per problemi interni. Le visioni di Bossi, di fatto, sono più che mai attuali. L'euro ha un difetto genetico che purtroppo si manifesta. Per correggerlo servono scelte conseguenti. Ecco perché l'approdo naturale sono gli Stati uniti d'Europa. Meno nazioni, più sovranità regionali».
Ha fiducia in Mario Draghi? «Si sta comportando correttamente, ma in Italia sbaglia chi pensa possa comportarsi a favo re dell'Italia o contro la Germania. L'Italia non può pensare di ricevere aiuti senza dare garanzie».
Visto il vostro feeling con la Germania pensate di allacciare rapporti oltreconfine, a partire dai vostri amici della Csu? «La Csu è un modello a cui anche Maroni fa riferimento, su molte cose la vede come noi».
Intervista di Matteo Pandini, pubblicato su Libero del 7 agosto 2012 

La pagina di Libero con l'intervista

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