Dopo quella presentata dal Movimento Giovani Padani, pubblichiamo un'altra delle mozioni presentate al congresso della Lega Nord. Si tratta di quella che rappresenta l'ala più radicale del Movimento, quella secessionista. Presentata dall'eurodeputato Mario Borghezio, ha raccolto decine di adesioni. Tra queste, anche quella di Gianluca Cirignoni, consigliere regionale della Lega Nord in Umbria.
Ora la battaglia decisiva: secessione!
Il Governo del “grigiocrate” Monti almeno questo avrà avuto di buono. Aver fatto aprire gli occhi a tanti padani più o meno dormienti, obbligandoli a scegliere fra due opzioni: continuare a pagare sempre nuove tasse allo Stato-moloch o scegliere quella strada di libertà che per noi si chiama in un solo modo: secessione! Infatti il popolo padano, uso a lavorare e produrre – fino ieri anche a risparmiare - piuttosto che ad elaborare teoremi politici, è stato portato dalla crisi e dai pessimi medici che avrebbero dovuto curarla ad un tale punto di esasperazione da non avere alternative. La realtà economica e sociale risulta così chiara da non poter più consentire manovre soporifere da parte della nomenclatura di potere. Un potere un tempo politico, oggi anche tecnocratico, ma sempre asservito a Roma ladrona. Sono diventati potenzialmente rivoluzionari i ceti medi, i piccoli artigiani e commercianti, i piccoli proprietari di casa, per non parlare di esodati, giovani diplomati e laureati senza lavoro e, ultimamente, persino terremotati del nord, lasciatia se stessi.
C’è un consapevolezza nuova della totale inaffidabilità del ceto politico parassitario che ci ha colonizzati da Roma e che ci tiene sotto il tallone di uno statalismo burocratico, vampiresco, clientelare e per molti aspetti mafioso. I padani non possono attardarsi ulteriormente in generiche proteste e sfoghi improduttivi di stampo qualunquista. Devono imboccare con coraggio e determinazione la via di uscita. Un grande pensatore politico, Gianfranco Miglio, aveva indicato con incredibile capacità profetica la via della secessione. Per coloro che non hanno dimestichezza con la sua ampia produzione scientifica al riguardo, è bene ricordare a tutti quali sono, in estrema sintesi, i termini politico-giuridici della questione:
1° la piena ed assoluta legittimità di quella che non esitiamo a definire la “via maestra” per la nostra libertà, secondo la “teoria della giusta causa”, cioè il diritto di secessione come rimedio ultimo nel caso in cui ad un popolo venga negato l’esercizio dei propri diritti;
2° che, nell’ambito del principio di autodeterminazione, è previsto in particolare quello della “autodeterminazione interna”, nella fattispecie in cui all’interno di uno Stato una parte della popolazione sia sottoposta a discriminazioni; in tal caso vale ildiritto di un popolo a modificare in ogni momento il proprio sistema economico, politico e sociale (ciò anche ai sensi del “Patto internazionale sui diritti civili e politici del 1966, eseguito in Italia con la legge 25/10/1977 n.881).
Al riguardo si consideri che viene previsto il diritto di pretendere dai poteri centrali che non vi sia un uso discriminatorio delle risorse economiche dello Stato, nonché il diritto del cittadino ad accedere in condizione di uguaglianza ai pubblici impieghi. Posto che la dottrina giuridica internazionale garantisce altresì un sacrosanto “diritto di resistenza” ai popoli che subiscono discriminazioni, soprattutto economiche, da parte di altri settori privilegiati di popolazione, chi potrebbe negarci, come Padani, di essere a pieno titolo portatori di questo diritto di resistenza allo Stato centralista e mafioso? La conclusione non può essere altra che quella che risuona, meravigliosamente spontanea dalle labbra di tutti i nostri militanti. Ora sappiamo che la nostra rivendicazione si basa su norme certe, norme positive di diritto internazionale a cui la Repubblica italiana ha aderito formalmente. La secessione non è più quindi solo un sogno o un semplice auspicio. È un diritto. Sta solo a noi, ai nostri capi anzitutto, assumere la responsabilità storica di passare dalle parole ai fatti. In Europa non siamo certo soli, in questa battaglia di libertà. Lo sanno bene i nostri giovani che, giustamente, si entusiasmano nel veder sventolare, accanto a quelle della nostra amata Padania, le bandiere dei popoli dell’Europa di sempre. Per noi la battaglia decisiva comincia adesso.
SI CHIEDE
che il Segretario Federale e gli altri Organi federali che usciranno dal Congresso
SI IMPEGNINO
- a mantenere intatto l’obiettivo strategico del Movimento, così come chiaramente indicato nell’Art. 1 dello Statuto: l’indipendenza della Padania;
- a rafforzare e incentivare l’attività e lo sviluppo di tutte le iniziative organizzative, culturali e di volontariato del “patriottismo padano”;
- a sostenere in tutta l’Europa la creazione di una rete di partiti, movimenti e realtà politiche e culturali che rappresentino l’Europa dei popoli e delle regioni, organizzando periodicamente incontri europei con tutti i loro rappresentanti ed invitandoli ad inviare loro delegazioni a tutte le più importanti manifestazioni del patriottismo padano.
SI CHIEDE
che il Segretario Federale e gli altri Organi federali che usciranno dal Congresso
SI IMPEGNINO
- a mantenere intatto l’obiettivo strategico del Movimento, così come chiaramente indicato nell’Art. 1 dello Statuto: l’indipendenza della Padania;
- a rafforzare e incentivare l’attività e lo sviluppo di tutte le iniziative organizzative, culturali e di volontariato del “patriottismo padano”;
- a sostenere in tutta l’Europa la creazione di una rete di partiti, movimenti e realtà politiche e culturali che rappresentino l’Europa dei popoli e delle regioni, organizzando periodicamente incontri europei con tutti i loro rappresentanti ed invitandoli ad inviare loro delegazioni a tutte le più importanti manifestazioni del patriottismo padano.
Mario Borghezio, eurodeputato della Lega Nord |