Passa ai contenuti principali

Il Giorno. Salvini ci crede: "La Lega vincerà in 6 comuni su 7".

Milano, 18 maggio 2012 - Almeno l'onore dei ballottaggi. La Lega Nord, travolta dalle inchieste giudiziarie che l’hanno affossata al primo turno delle amministrative, subisce ora pesantemente la mazzata degli avvisi di garanzia. Ma non si perde d’animo.
I giovani della Lega 2.0, la nuova Lega di Roberto Maroni per intenderci, da giorni e giorni lavorano per questo nuovo week-end elettorale. Dove si deciderà la sorte di sette comuni: cinque lombardi e due veneti. Sette sindaci che potrebbero essere il trampolino di rilancio per un Carroccio che, con l’11 per cento perso alle urne, rischia davvero di scomparire come il Pdl, l’ex alleato ora nemico.

Accade ad esempio nell’importante realtà di Cantù, dove Nicola Molteni, battagliero candidato leghista sostenuto anche da La Destra e da due liste civiche, deve vedersela con un avversario che di liste civiche di impronta decisamente rossa ne ha ben sette. E ora Claudio Bizzozzero che è sotto al leghista di appena due punti, è sostenuto anche dal Popolo della Libertà. Sono le liste civiche, le grandi protagoniste di queste elezioni e verosimilmente di un nuovo corso della politica italiana. Figlie dell’antipartitismo dilagante, hanno comunque colorazioni se non precise almeno amiche del centrodestra o del centrosinistra. A volte sono centriste e basta. Molto rossa è quella che sostiene a Meda, cuore dell’operosa Brianza, Giovanni Caimi, che per ora è ben al di sotto del leghista Giorgio Fiorenzo Taveggia, sindaco uscente ricandidato.

A Senago appare improba l’impresa del giovane leghista Riccardo Pase che va a sfidare, col suo 21 per cento e il sostegno dei tanti giovani del Carroccio, il 42 di Lucio Fois. Ma al comizio tenuto da Maroni per sostenerlo c’erano ben quattrocento persone, e la sfida potrebbe riservare sorprese. A Tradate invece Gianfranco Crosta è di poco sotto alla candidata di centrosinistra Laura Fiorina Cavallotti, e potrebbe farcela. Quindi per lui ieri sera risottata in piazza con Maroni e Salvini. Sfida apertissima anche a Palazzolo sull’Oglio dove il leghista Alessandro Sala e il rosso Gabriele Zanni sono distanti meno di un punto.

Poi c'è il Veneto, con l’importante Thiene che vede però in svantaggio la leghista Busetti, e Fabrizio Zerman che potrebbe invece tenere alto lo spadone di Alberto da Giussano a San Giovanni Lupatoto. Niente apparentamenti né appoggi, libera scelta ai ballottaggi aveva annunciato battagliero Maroni. Ma se il rapporto fra Lega e Pdl in Lombardia appare parecchio in crisi, musica diversa c’è ad esempio in Piemonte, dove la Lega ha deciso di appoggiare il candidato sindaco uscente ad Asti, il pidiellino Giorgio Galvagno.

Vinceremo tutto, promette Matteo Salvini, braccio destro del futuro segretario federale Roberto Maroni e astro nascente della nuova Lega. E in questi giorni il popolo leghista è impegnatissimo a dimostrare di saper combattere e vincere. Gazebo, presidi e campagne via Facebook e su Radio Padania. Salvini, voce di Maroni, dopo l’arrivo dell’avviso di garanzia a Umberto Bossi ha saggiato gli umori della base. Così, dopo aver difeso il capo in prima battuta, Salvini è passato all’attacco del figlio Renzo, il più inviso ai militanti, soprattutto ai giovani.

Commenti ironici sulla paghetta del Trota, poi ieri attacco sistematico: «Renzo Bossi? È stato un errore portarlo in politica. Comunque con la politica ha finito. La parte lesa è la Lega. Vediamo cosa emergerà dall’inchiesta ma i figli di Bossi restituiranno tutto fino all’ultimo quattrino dei soldi eventualmente male utilizzati».
Sarà il leader dei Barbari sognanti, Maroni, a chiudere la campagna elettorale stasera a Cantù. Mentre da ieri un nuovo tormento impazza fra i fan su Facebook: «Questa è la Lega che voglio: Maroni al Federale, Tosi in Veneto e Salvini in Lombardia». E sia Maroni che Salvini in Lombardia di eventi a favore dei cinque sindaci al ballottaggio non ne hanno saltato uno.


Matteo Salvini, uno dei leader della Lega Nord.


Post popolari in questo blog

«Così ho visto arrivare in Brianza la ’ndrangheta». I ricordi del generale Boscarato

«IN QUEL TEMPO Monza e la Brianza erano afflitti dal fenomeno dei sequestri di persona. La ’ndrangheta stava mettendo le sue radici dopo che negli anni ’70 l’istituto del soggiorno obbligato aveva portato in questo territorio decine di malavitosi provenienti dalla Calabria. In un ambiente ricco come questo fecero salire al Nord i loro compari e si organizzarono». A raccontarlo un testimone d’eccezione: si chiama Sergio Boscarato, ha 76 anni e oggi è generale in congedo dei carabinieri. Fra il 1982 e il 1986, con il grado di tenente colonnello, fu comandante del Gruppo di Monza dei carabinieri.

"L’han giurato, li ho visti in Pontida"

Mezzago, l'ombra della malavita dalla Calabria sulla Stalingrado brianzola

Nemmeno Mezzago è immune alle infiltrazioni della criminalità organizzata. In quella che per percentuali elettorali si potrebbe definire la "Stalingrado della Brianza, si denota il fallimento della sinistra paladina della lotta all'illegalità.