Desio - Hanno vinto i baristi, l’associazione Commercianti, i titolari delle sale gioco. L’ordinanza anti-slot emessa dal sindaco Roberto Corti per arginare la febbre da videopoker è sospesa nella sua parte essenziale.
Decade il divieto di accendere le macchinette prima delle 13 e di spegnerle entro le 22,30, limite temporale che peraltro non era stato rispettato in nessuna attività.
Per il Comune, una prima sconfitta in attesa del pronunciamento del Tar che dovrà esprimersi sui ricorsi presentati in massa dai soggetti interessati dall’ordinanza. Ma sulla scelta del primo cittadino ha pesato l’incudine che grava sul Comune di Verbania, condannato proprio dal Tar a pagare milioni di euro per aver danneggiato le attività commerciali con un analogo provvedimento.
“Sentito il legale, ho emesso ordinanza di sospensione temporanea fino al 30 maggio dell’ordinanza sulle sale giochi – scrive Corti in una nota trasmessa via telefono a tutti i consiglieri comunali – ma limitatamente ai punti che riguardano gli orari di apertura. La temporaneità è data dal fatto che entro quella data il Tar si pronuncerà sulle richieste di sospensiva prsentate”. Parole non di rassegnazione, tanto che la Giunta ha deciso di costituirsi in giudizio proprio davanti al Tar per difendere la propria scelta.
Dall’altra parte si troverà sette baristi, alcuni rappresentanti delle società ricollegate ai videopoker, un paio di titolari di imprese il cui profitto dipende quasi interamente dal successo delle slot machines elettroniche. Oltre all’ordinanza, chiesto anche l’annullamento del “Regolamento Comunale per le sale giochi e l’installazione
di apparecchi da gioco”, approvato appena prima di Natale all’unanimità dei presenti. Sarà l’avvocato Roberto Guidaa rappresentare in giudizio l’Amministrapazione, mentre la politica già si spacca. “Alla luce del fatto che gli orari definiti nell’ordinanza
non venivano rispettati, credo che nessuno si accorgerà dell’annullamento - commenta Andrea Villa, consigliere della Lega nord - le principali società che a livello nazionale
gestiscono le slot, devono allo Stato 98 miliardi di euro evasi al fisco. Nonostante le battaglie portate avanti anche dalla Lega nord, non c’è la volontà di procedere in questa
direzione: qualcuno ci guadagna sulla pelle dei giocatori”.
Un pericolo che, come già rilevato nel mese scorso dai Popolari di Francesco Pasquali ed Elisabetta Dell’Orco, rischia di mettere in ginocchio decine di famiglie.
Articolo pubblicato su "L'Esagono" - Lunedì 30 aprile 2012